A Torino, come in ogni altra città, gli stili artistici si accostano l'un l'altro, talvolta fondendosi, talaltra no, ma dando sempre vita ad opere molto particolari. Questo è il caso, ad esempio, di una statua che ha un nome molto evocativo: la Totalità.
Trasferita dal 2020 ai piedi del grattacielo Intesa-Sanpaolo, all'interno del giardino Nicola Grosa, per volere dell'architetto Renzo Piano, essa è frutto dell'estro creativo dell'artista greco Costas Varotsos.
La Totalità venne installata per la prima volta nel 1999 al centro del giardino Luigi Martini, meglio noto come Piazza Benefica. Nel 2017 venne rimossa da quella sede al fine di essere riprogettata e restaurata, ottemperando ad un protocollo d'intesa stipulato tra Città di Torino, Intesa-Sanpaolo e centro di restauro della Venaria. Il costo complessivo di tale operazione fu di 209 mila euro, di cui 170 erogati dall'istituto bancario prospiciente e i restanti 59 dalla Città.
Nelle sue attuali fattezze, l'installazione si compone di lastre di vetro sovrapposte con un andamento elicoidale, per un peso di 25 mila chili ed un'altezza complessiva di 9 metri, poggiate su una struttura metallica costituita da tre tronchi di tubo centrali. Dei tre, uno era verticale nel primo progetto, e successivamente venne inclinato di 10° assumendo l'orientazione odierna. La statua è installata su una collinetta di verde circondata da arbusti, per proteggerla da eventuali atti vandalici. Nel corso degli anni ha assunto svariati nomignoli, appioppatale dai cittadini, quali "fontana di vetro", "monumento pendente", "drago", e tanti altri.
Il significato dell'opera di Varotsos, secondo le parole dello stesso autore, è "l'esigenza di guardare avanti, senza perdere quello che c'è dietro, una sintesi di cui oggi abbiamo bisogno". Pertanto, essa va ammirata, almeno una volta, per riflettere su ciò che, in termini di contenuti, La Totalità porta con sé.