"Piace alla critica" è il nome (volutamente provocatorio) del secondo disco dei Magazzino San Salvario: la band torinese ha scelto Hiroshima mon amour, nella serata di ieri, per presentarlo e il successo è stato notevole.
Già diverse ore prima dell'apertura dei cancelli di via Bossoli, infatti, il concerto risultava sold out e sono state oltre duecento le persone che hanno preso posto a sedere in platea per ascoltare la nuova fatica del gruppo guidato dai fratelli Caire, Stefano e Nanni, rispettivamente voce/basso e chitarra. Completano la formazione, alla batteria e alle tastiere, Massimo Tiso e Dario Scotti (che fa anche i cori).
Si ride, ma non solo
Un riscontro di pubblico (non solo di critica) che ha costretto più di qualcuno a seguire la serata in piedi, mentre sul palco venivano snocciolati tutti i nuovi brani realizzati dalla band che rappresenta la nuova sfida per Stefano Caire (già nei Mau Mau, nei Loschi Dezi e, proprio con il fratello Nanni, nei Karamamma). Atmosfera allegra e scanzonata, a cominciare dal brano che dà il titolo al disco e che scherza sulle difficoltà di chi fa musica non commerciale, ma non senza alcuni passaggi malinconici, come nel caso dei brani dedicati al figlio ("Figlio", appunto), al papà che non c'è più o a un'amica che ha scelto drammaticamente di togliersi la vita ("L'ultima chiamata"). Ingredienti tipici, insomma, per chi vuole proporre un rock d'autore, che cura i testi allo stesso modo in cui compone la musica.
Si parla di attualità, dalla dipendenza dai cellulari ("Ci vorrebbe una app") fino a temi di un'attualità forse nemmeno pensata nel momento della scrittura dei brani come "Europa chiama Italia" e "Davanti a me", che parla delle guerre e della distruzione da cui l'umanità sembra non apprendere mai la lezione.
Ma non mancano anche i momenti leggeri, come "Cinquanta" (brano che chiunque veleggi intorno a questo numero di candeline non può non sentire suo) oppure "Pesci Rossi", satira delle frenesie e delle fobie dei giorni nostri. Fino a Funeral Party, che prova a immaginare il giorno del proprio funerale.
Ospiti sul palco
Tanti gli ospiti che sono saliti sul palco per suonare con i Magazzino: da Monica P a Paola Perardi, violoncellinsta dell'Orchestra del Teatro Regio, passando per il sax di Max Acotto e le voci delle coriste dei Piccoli Cantori di Torino (visibilmente emozionate, nella cornice di un palco storico come quello di Hiroshima, ma davvero brave).
Sono cinquanta, anno più anno meno
Lo spettacolo è filato via liscio per circa un'ora e mezza di durata, tra musica, scherzi, chiacchiere e auguri di compleanno. La sensazione generale è stata quella di una scena "indie" torinese ormai diventata adulta, ma che si piace anche così: tanti i protagonisti che non sono voluti mancare, ai piedi del palco e non solo tra quelli intervenuti in scena. In attesa di capire se esiste un ricambio generazionale (domanda oziosa, visti come sono cambiati i modelli musicali, oltre alla proposta in sé), c'è una Torino che continua a cantare e divertirsi. Anche se "sono Cinquanta", anno più, anno meno.