Cronaca - 19 marzo 2025, 07:00

Ordinanza beffa ai giardini Maiocco? “Ci sono 40 spacciatori, serve un presidio fisso”

Le famiglie sfrattate dai pusher hanno paura: “Non basta una pattuglia, prendete decisioni drastiche”

Emergenza spaccio al giardino Maiocco

Emergenza spaccio al giardino Maiocco

Fuochi, bivacchi e spaccio a tutte le ore del giorno. In un giardino, il Maiocco di corso Caio Plinio, che da due anni è ostaggio dei venditori di morte. Fino a 40 i pusher che si possono contare passando con l'auto, o a piedi, in un pomeriggio qualsiasi lungo l'asse di corso Maroncelli. Basta una mezza giornata di sole per contare soltanto spacciatori a cavallo della collinetta. Muniti di monopattino, spesso e volentieri. E i cittadini? Praticamente assenti.

Quali iniziative?

Quali sono le iniziative che la Città intende adottare per ripristinare le condizioni di sicurezza?” si chiede il consigliere dei Moderati, Alessandro Nucera, presentatore di un documento nell'ultimo Consiglio di Circoscrizione 2. "La gente non ci va più, è pericoloso - continua il consigliere -. Eppure dal primo marzo è entrata in vigore l’ordinanza che vieta di stazionare all’interno di quel giardino. I controlli ci sono ma non bastano due uomini in divisa se di fronte hai venti persone, serve un presidio fisso".

[Spaccio ai giardini]

L'ordinanza delle polemiche

Quella di piazza Bengasi è una delle ultime zone rosse approvate dalla prefettura insieme all'area di Santa Giulia e Giovanni Bosco, rientrante nel cosiddetto "Patto per la sicurezza". Come richiesto dalle Circoscrizioni 2 e 8. Dal primo marzo, in sostanza, ci sono nuovi perimetri di azione dove le forze dell’ordine possono adottare provvedimenti di allontanamento temporaneo. Tuttavia secondo i residenti poco sarebbe cambiato dalle parti di corso Caio Plinio.

Problema di sicurezza

"C'è un problema pesante di sicurezza - raccontano i residenti -. Ogni sera chiamiamo i carabinieri perché non viviamo più. E abbiamo timore a portare i nostri figli al giardino a giocare". Non solo, ormai c'è chi ha persino paura a camminare nei pressi del Maiocco. "Ti ritrovi circondato da queste persone che ti intimidiscono, cercano di vendere la droga e a volte la abbandonano tra le aiuole. Con il rischio che a trovarla, per caso, sia un bambino".

Per terra si trovano anche siringhe e fazzoletti sporchi di sangue. "Se passiamo vicino al loro raggio d'azione ci sgridano o ci minacciano".

[I lavori della nuova area giochi]

Basterà la nuova area giochi?

La controproposta, al momento, è il cantiere (quasi concluso) targato Pnrr. Gli interventi prevedono la manutenzione e posa di nuovi giochi, sostituzione della pavimentazione, ripristino della recinzione e manutenzione degli arredi. Fin qui tutto positivo ma sul fronte sicurezza non è detto che basti.

"Decisioni drastiche"

"Ci sono tante ordinanze che non vengono rispettate - protesta il capogruppo di Fi della Circoscrizione 2, Davide Balena -. E poi nella migliore delle ipotesi queste persone si sposteranno solo di qualche isolato, rimbalzando il problema". Chiede i blindati il consigliere di Fdi, Domenico Angelino. "Non si può più aspettare, bisogna prendere decisioni drastiche". Sulla stessa lunghezza d'onda la capogruppo di Torino Bellissima, Raffaella De Maria, e il consigliere di Fdi, Vincenzo Macrì.

"Bisogna organizzare delle attività, i controlli da soli non bastano - così Rita Grimaudo (M5s) -. Un posto frequentato da associazioni o persone che organizzano eventi può allontanare quelle persone. E magari cancellare un po' di esasperazione che oggi dilaga sui social". A chiedere una nuova interlocuzione con gli assessori è il consigliere del Gruppo Misto di Maggioranza, Piero Ventre. "Vivere in quella zona è oggi impossibile e ai cittadini va tutta la mia solidarietà". "La mia proposta è partire con un'assemblea aperta, per ascoltare le proposte dei cittadini. Ma poi interpellare chi decide..." aggiunge il capogruppo del Pd, Sara Russo. Per il vicecapogruppo del Pd, Giovanni Caci, "è un problema troppo complesso da pensare di risolverlo solo con la repressione".

Philippe Versienti

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