Un agente della polizia penitenziaria è stato aggredito questa mattina da un detenuto nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino. L'uomo, secondo quanto denunciato in una nota dall'Osapp, ha sferrato un pugno in faccia al poliziotto, durante la messa e l'agente è stato accompagnato al pronto soccorso dell'ospedale Maria Vittoria.
Il sindacato di polizia penitenziaria sottolinea che si tratta dell'ottava aggressione avvenuta nel carcere del capoluogo piemontese dall'inizio dell'anno, con dodici agenti feriti.
Tra le ultime aggressioni c'è quella dell'8 marzo, quando a essere aggrediti furono cinque poliziotti della penitenziaria. Gli agenti erano stati trasportati al pronto soccorso dell'ospedale Martini di Torino.
“È talmente alto il senso di impunità di alcuni detenuti che non si fanno problemi ad aggredire i poliziotti penitenziari anche nelle situazioni che dovrebbero essere più tranquille, ovvero durante la celebrazione della Santa Messa in carcere”, ha aggiunto sconfortato Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, tornando sull'episodio di oggi, 13 marzo.
“Intorno alle 10,20, presso la Casa circondariale torinese, abbiamo avuto l’ennesima aggressione verso il personale di Polizia Penitenziaria da parte di un detenuto di nazionalità nigeriana con problemi psichiatrici. Un agente ha ricevuto da parte del ristretto un violento pugno sul naso. La circostanza è sorta durante la celebrazione della messa all'interno dell'istituto penitenziario. Il detenuto in questione nel mezzo della celebrazione ha abbandonato la chiesa. Il poliziotto accorreva verso il ristretto facendogli presente che doveva attendere la fine della funzione. Il ristretto non sentendo ragioni ha colpito con pugno l'agente. Al momento il poliziotto è in osservazione presso il nosocomio e siamo in attesa dell’esito del risultato della Tac”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ricorda che ''sono mesi e mesi che portiamo avanti le battaglie a favore di ogni singolo operatore delle forze dell'ordine e del soccorso pubblico. Mesi che rivendichiamo il nostro ruolo ormai attaccato da più parti e che vacilla sotto i colpi di normative del passato che non ci tutelano, di leggi troppo blande per chi delinque, come la vigilanza dinamica ed il regime aperto nelle carceri. Dimenticando l'infinito lavoro quotidiano che tutte le donne e gli uomini in uniforme compiono con abnegazione ed altissima professionalità ogni giorno. Rivendichiamo tutele e garanzie funzionali, nuovi strumenti che migliorino il nostro servizio, bodycam e Taser su tutti, nuovi protocolli operativi e soprattutto tutele legali”. “Ditemi voi se è normale un Paese nel quale un detenuto non si fa scrupoli di alcun tipo ad aggredire dei poliziotti. Ma ci rendiamo conto? A questo senso di impunità, di cui larga parte della frangia violenta della popolazione detenuta è convinta di godere, devono assolutamente corrispondere provvedimenti penali e disciplinari efficaci, anche prevedendo di destinare carceri dismesse come l’Asinara e Pianosa per contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione”, conclude Capece.