Jovanotti è pronto a tornare a Torino con il tour Un mondo a parte che lo condurrà nei palazzetti di tutta Italia. L’appuntamento è per il 16 aprile 2025 all’Inalpi Arena.
“È uno spettacolo impegnativo- racconta l’artista alla stampa -. Ma ho una squadra che mi segue e che ha reso le prime serate formidabili”.
“Il pubblico diventa pazzo e io con loro. Sono felice di questo show. Ho sempre cercato di fare un concerto che mi rappresentasse in quel momento. È anomalo rispetto a me, questa scelta di rigore formale con la band, su un palco con una forma tradizionale, era una novità. Alle prove però ho capito che questa novità mi avrebbe aiutato a divertirmi molto. Mi piace stare sul palco”.
Jovanotti torna a esibirsi dopo due anni di stop in seguito al grave incidente riportato a Santo Domingo e che lo ha costretto a posticipare lo show di un anno.
“Il progetto di questo show c’era già prima dell’incidente. Era uno spettacolo già impostato con la band. L’incidente è avvenuto in una fase della vita in cui mi sono messo in pericolo per una serie di motivi misteriosi. Poi per me è anche un modo per dare un senso alle cose, anche se un senso non ce l’hanno. Oggi abbiamo bisogno di essere forti e vitali. È molto colorato e divertente. Avevo voglia di fare uno show allegro”.
Uno spettacolo nuovo per il cantante anche dal punto di vista strumentale e tecnico. “Tutta l’elettronica è suonata. Non è che sia contrario a tutti gli altri modi di fare musica ovviamente. L’autotune è l’invenzione del secolo. Una figata. Poi come l’Intelligenza Artificiale, lo puoi usare in maniera creativa o ti puoi far usare”.
Un nuovo palcoscenico per un nuovo disco con nuovi contenuti: “A me interessava raccontare la rete, quello che succede. Elon Musk dice che chi controlla i meme controlla il mondo, non è tanto distante dalla realtà. Sfido chiunque a dire che i meme non siano quantomeno divertenti. Con questo disco tento quanto meno di esorcizzare certi temi. Me lo posso permettere perché il mio pubblico è fatto di persone intelligenti. Beccano il tono. La perdita del tono è la grande perdita di questo secolo”.
No comment sulla politica e su un suo eventuale impegno al fianco di qualche partito o candidato: “Non serve a niente chiedere a me un endorsement politico. Ma poi guarda cosa è successo negli Usa, c’era una candidata che aveva il sostegno di Taylor Swift, se non è servito quello”.
Tra i vari fil rouge delle canzoni, quello del corpo, diventato molto vicino al cantante. "Prima del debutto ero un po’ impaurito, avevo avuto belle sensazioni durante le prove, ma poi un altro conto è buttarsi sul palco. È stato molto bello. La Nannini mi ha scritto subito dopo il primo spettacolo: “Sul palco ci curiamo, è lì che dobbiamo stare”. Ha ragione. Mi rendo conto che quello che mi serviva era acquisire una memoria motoria. Ho fatto per due anni fisioterapia., ma non ho mai fatto il gesto fisico. Quella cosa deve avvenire sul palco. Di giorno in giorno va sempre meglio”.
A Torino il cantante mancava dal 2018, in primavera tornerà a esibirsi sullo stesso palco. “In un concerto in una palasport dopo anni di spettacoli, le prime cinque file le conosci tutte. Non compari di fronte a un pubblico di curiosi, mi conoscono, la relazione è intima. Nel tempo poi c’è stato un ricambio generazionale”.