Volavano alto, tenendosi a distanza anche dai propri doveri nei confronti del Fisco. Sono così finite nei guai le 340 società di "aerotaxi" (i voli charter effettuati su richiesta) che avevano trattenuto oltre un milione e mezzo di euro di imposte versate dai loro 12mila passeggeri.
A scoprire la vicenda di evasione fiscale sono stati gli uomini della Guardia di Finanza nel corso di un'indagine che si è concentrata a Caselle, presso lo scalo Sandro Pertini.
Gli aerotaxi sono trasporti effettuati tramite aerei non di linea, ma con
velivoli di soggetti giuridici operanti nel settore del noleggio. La tassa viene pagata dai passeggeri direttamente ai vettori aerei, che poi hanno l'obbligo di versarla allo Stato. Un passaggio che non è avvenuto, ma che è obbligatorio dal 2011, anno in cui è stata istituita l'imposta. L'importo varia in funzione della tratta percorsa (10 euro in caso di tragitto non superiore a 100 chilometri, 100 euro per tragitti
compresi tra 100 e 1.500 chilometri ed euro 200 per tragitti superiori) ed è dovuta da ciascun passeggero trasportato sia con aereo, sia con elicottero. Rientra tra i tributi cosiddetti “ambientali”, finalizzati a colpire i servizi aventi un impatto negativo sull’ambiente e il cui gettito è prioritariamente destinato alla tutela dell’ecosistema.
Per scoprire l'evasione, le fiamme gialle hanno analizzato la documentazione presentata dalle società di aerotaxi che hanno effettuato, nell’arco temporale 2019 - 2023, voli privati di trasporto passeggeri con destinazione lo scalo torinese. Si è così scoperto che - su oltre 8.000 voli effettuati da 23.000 passeggeri - 343 società, sia italiane sia estere, avevano omesso il versamento dell’imposta sui voli che era stata, in realtà, regolarmente pagata da circa 12.000 viaggiatori, pari a oltre 1,2 milioni di euro.
Sono così scattate sanzioni ai danni di queste società pari al 30% degli
importi non versati, oltre 367mila euro, portando così il complessivo debito verso le
casse dello Stato a oltre 1,5 milioni di euro.