Le Unioni Montane Valle Susa e Alta Valle Susa continuano il loro impegno per affrontare il problema della presenza anomala di PFAS nelle acque del territorio, anche in aree non urbanizzate e in alta quota. Dopo aver coinvolto gli enti sovracomunali competenti – SMAT, ARPA, ASL e ATO3 Torinese – attraverso la costituzione di un tavolo tecnico dedicato, i due enti hanno deciso di rivolgersi al CNR-IRSA (Istituto di Ricerca sulle Acque) per richiedere una collaborazione scientifica nell’analisi dei dati disponibili e nella valutazione del rischio ambientale e sanitario.
In una lettera ufficiale inviata all’Istituto, i Presidenti Pacifico Banchieri (Unione Montana Valle Susa) e Mauro Carena (Unione Montana Alta Valle Susa) hanno sottolineato l’urgenza di uno studio approfondito per comprendere le cause della contaminazione e individuare possibili azioni di mitigazione.
"Siamo consapevoli dell’elevata competenza del CNR-IRSA in materia di qualità delle acque e riteniamo fondamentale il suo supporto per approfondire questa criticità che interessa il nostro territorio. L’obiettivo è ottenere un quadro chiaro della situazione e definire strategie efficaci per la tutela della salute pubblica e dell’ambiente. Gli esperti ad oggi non segnalano una situazione di pericolosità immediata per la salute pubblica. Tuttavia, è essenziale proseguire il monitoraggio e lo studio del fenomeno per garantire un’adeguata prevenzione e intervenire tempestivamente qualora fosse necessario", dichiarano i Presidenti.
Le Unioni Montane hanno proposto una collaborazione non onerosa, da formalizzare tramite una convenzione, per avvalersi del contributo di esperti dell’Istituto nella valutazione dei dati e nell’identificazione di misure di prevenzione e contenimento della diffusione dei PFAS.
Il tema resta una priorità per le amministrazioni locali, che continueranno a monitorare la situazione e a lavorare in sinergia con gli enti scientifici e istituzionali per garantire la sicurezza del territorio e della popolazione.