Attualità - 14 febbraio 2025, 14:00

Ambientalisti contro il progetto del parco dello sport al Meisino: udienza preliminare il 18 marzo

Il Comitato Salviamo il Meisino attacca: "Le ragioni del PNRR contro le ragioni dell’ambiente e della salute, noi non arretriamo"

Immagine di repertorio

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"Costituitosi in giudizio soltanto nella data dell’udienza martedì 11 febbraio, il Comune di Torino, rappresentato dall’Avvocatura Comunale e dal Direttore del Servizio Strategia Territoriale Fondi PNRR, dott. Claudio Spadon, ha descritto, insieme al legale del Raggruppamento Temporaneo di Imprese Ruscalla Renato S.p.A. e Impresa Borio Giacomo S.r.l., una versione edulcorata del progetto del Parco dello Sport ridenominato Centro di Educazione Sportiva e Ambientale, in corso di realizzazione nella riserva naturale del Meisino, doppiamente tutelata a livello regionale ed europeo", sottolinea a tre giorni dall'udienza il Comitato ambientalista Salviamo il Meisino.

Già il progetto originario, secondo il Comune e le imprese, non avrebbe avuto impatto sull’ambiente e quindi sulla salute; a supporto di tale sua tesi, il Comune ha prodotto documenti progettuali che i ricorrenti ben conoscono, avendoli esaminati e citati nel ricorso, a sostegno della loro posizione contraria: e cioè che abbattimenti di alberi, “pulizia” del sottobosco, passaggio di mezzi pesanti, inquinamento dell’aria e acustico, compattazione del suolo, allargamento dei sentieri con asporto di humus e apporto di materiale estraneo, scavi, demolizioni, installazione di attrezzature già in fase di cantiere provocano danni agli habitat e all’ambiente riducendone la salubrità. Ci sarà poi la fase di esercizio, con l’aumento della cosiddetta “fruizione” umana, ossia della pressione antropica. E ci potrebbero essere ulteriori danni in caso di inondazione di un’area in cui sinora non c’erano scarichi o impianti di depurazione, impianti elettrici per ascensori, ecc.

Tra l’altro, i legali del Comune e delle ditte hanno affermato che gli abbattimenti saranno limitati alle piante pericolanti o alloctone, ma dalla stessa “Relazione forestale” allegata alla Valutazione d’Incidenza e da loro citata risulta invece che gli abbattimenti sono collegati a mere esigenze progettuali: interferenze, messa in sicurezza, ma anche apertura di visuali sui prati. Nella categoria “piante alloctone” i progettisti hanno incluso anche comuni piante ornamentali, che hanno il solo difetto di trovarsi dove si vuole collocare altro.

Il Comune ha inoltre affermato che, dopo la variante sulla quale attende il nulla osta del Dipartimento dello Sport (si tratta delle modifiche richieste dalla Consulta per L’Ambiente e per il Verde), il progetto è ridotto ai soli “recuperi edilizi” della tettoia e dell’ex galoppatoio militare. Per quanto riguarda l’ex galoppatoio militare (spacciato per struttura sportiva pubblica) esso in realtà è oggetto di ristrutturazione, non consentita dal Piano d’Area.

E sicuramente la variante non elimina molte altre strutture previste dal progetto, in primis la passerella sopra corso Don Luigi Sturzo, la cui installazione comporterà abbattimenti su entrambi i lati, nonché le attrezzature sportive disseminate in tutto il parco frammentandone gli habitat, i sentieri di terra battuta sostituiti da larghe piste per farci passare camion e ruspe ecc. In ballo c’è anche la questione della giurisdizione: Tribunale ordinario o TAR? Il Comune naturalmente insiste che la competenza è del TAR.

La Giudice ha pertanto disposto un rinvio dell’udienza al 18 marzo per dar modo ai ricorrenti di esaminare la variante al progetto (che non si sa se sarà compiutamente accettata dal Ministero), di valutare se essa attenua il danno al punto da rendere inutile il ricorso, e di controbattere alle memorie di costituzione delle parti convenute. Inoltre è da vagliare la necessità di chiamare in causa anche gli Enti che hanno espresso pareri positivi sul progetto: l’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese, l’AIPO, ecc.

A questo proposito, i ricorrenti non hanno obiezioni: la sicumera del Comune si fonda anche sulla compiacenza di questi Enti, che non hanno svolto i loro compiti con diligenza e perciò sono anch’essi, da sempre, oggetto di critiche da parte dei cittadini. Si allungano dunque i tempi per l’avvio di quell’accertamento tecnico preventivo che speravamo potesse sospendere i lavori e le devastazioni. Il cronoprogramma del progetto scandisce i danni quotidianamente inferti agli alberi, ai prati, alla fauna, alla Natura. Avevamo una Zona di Protezione Speciale con 215 specie di uccelli censiti nel 2014 dagli ornitologi (non dall’Ente gestore).

Non ci sarà più una ZPS se il progetto sarà portato a termine: il rischio molto concreto è che lo “scrigno verde” del Meisino, svuotato di biodiversità, diventi un parco urbano come tutti gli altri, probabilmente anche meno pubblico di quanto è stato sinora, forse un triste prototipo dell’ingerenza privata nel verde bene comune. Questa, del resto, è la volontà esplicita dell’Amministrazione e dei progettisti, che va sotto il nome di “riqualificazione naturalistica finalizzata alla fruizione sportiva e ambientale”.

Ma poiché il verde pubblico è l’ultimo dei beni comuni che sta venendo sottratto a noi e ai nostri figli e nipoti, noi fino all’ultimo lo difenderemo", conclude la nota del Comitato Salviamo il Meisino.

comunicato stampa

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