Attualità - 11 febbraio 2025, 10:30

Dopo quarant’anni, Malan lascia la presidenza della sezione Avis di Luserna San Giovanni

Ricorda i decenni di intensa attività sociale dell’associazione e in quelli in cui venne sancito il gemellaggio con Savines-le-Lac

Enrico Malan

Enrico Malan

“Non sarà così facile per me farne a meno...” con questa consapevolezza Enrico Malan lascia la presidenza della sezione Avis di Luserna San Giovanni che guidava dal 1984. L’ultima seduta che seguirà nel suo ruolo sarà quella di sabato 22 febbraio in cui verrà rinnovato il direttivo. “Quarant’anni di presidenza dell’Avis sono un’intera vita trascorsa nell’associazione a cui ho dato tutto me stesso, il mio cuore e la mia passione e un’intera vita condivisa con le persone che hanno fatto parte del direttivo” racconta. Settantaseienne, Malan afferma che è venuto però il tempo per lui di “andare in pensione”.

Il presidente del gemellaggio con Savines-le-Lac

Malan entrò nell’Avis nel 1977, pochi anni dopo la nascita dell’associazione fondata nel 1971 da Vasco Pavan, Giovanni Oddone, Romano Chiri, Ferruccio Martina e Giorgina Guglielminotti. Tre di loro (Pavan, Oddone e Martina) provenivano dalla Fidas (Federazione italiana associazione donatori di sangue) di Torre Pellice. “Cominciai a donare perché lo sentivo doveroso” afferma Malan che assunse la carica di vice presidente dal 1981 al 1983. Nel 1984 divenne presidente, il quarto dell’associazione, dopo Diego Cogno, Ferruccio Martina e Vaco Pavan.

Quelli dal 1980 al 2000 furono anni speciali: l’associazione si assestò nella sede di via Roma ed oltre alle donazioni riuscì a curare un programma fitto di attività sociali, tra cui la collaborazione con il Luserna Calcio, l’Atletica Val Pellice e il gemellaggio con Savines-le-Lac – paese francese sul lago di Serre-Ponçon – di cui Malan fu promotore. “Nel 1991 dal secondo piano dell’edificio di via Roma 41, che ospita la nostra sede, passammo al primo piano sfruttando i locali liberati dalle classi dell’Istituto Alberti che intanto si era spostato nei nuovi locali di via Tegas” racconta. Dal 1980 divenne intenso il programma di attività sociali finalizzate a intercettare nuovi donatori e stringere relazioni con il territorio: “C’erano le gite e le feste sociali prima al ‘Bersaglio’, e poi sotto il mercato coperto di piazza Savines-le-Lac, dove siamo arrivati ad ospitare circa 250 persone”.

Il 1990 fu l’anno dell’incontro tra Malan e Robert Salomon da cui nacque il gemellaggio tra donatori del sangue sui due lati del confine italo-francese che fu da premessa al gemellaggio tra i Comuni. “Già nel passato c’erano stati contatti tra i vigili del fuoco di Luserna e i sapeurs-pompiers di Savines, quell’anno Salomon, presidente dei Donneurs de Sang del paese francese, ci contattò per stringere i rapporti” racconta Malan. A settembre nella sala consigliare di Savines-le-Lac venne sancito il gemellaggio diventato poi ‘comunale’ nel 2002 con il sindaco Piergiorgio Ghibò.

Uomini e aziende

Al primo posto tra i motivi di soddisfazione dei Malan c’è il rapporto umano instaurato con i donatori: “C’è chi fa quattro donazioni all’anno senza avere mai problemi ma ho visto invece persone che soffrono nel momento del prelievo e che tuttavia hanno continuato a farlo”. Tanti lusernesi si sono sdraiati sulle cinque poltrone per il prelievo disponibili nella sede di via Roma: “Tuttavia il loro numero è andato a diminuire con il tempo. Basta pensare che le 543 donazioni registrate nel 2013, sono scese a 389 nel 2018” rivela.

Il calo, secondo Malan, è strettamente collegato ai cambiamenti nel modo del lavoro: “Per anni la maggioranza dei donatori era composta da dipendenti delle grandi aziende come Fiat, Beloit, Riv/Skf e Caffarel, dove addirittura c’era un apposito gruppo. Si trattava di persone con contratti di lavoro a tempo indeterminato e che quindi potevano godere di certe garanzie – spiega –. Con le tipologie contrattuali diffuse in questi anni, molti ora hanno persino paura di chiedere il permesso per venire a donare”.

L’Avis dopo Malan

Ma quale sarà il futuro della sezione lusernese che dal 1971 ad oggi ha raccolto circa 23.000 donazioni ma che ora ha bisogno di un ricambio generazionale? “Mi auguro che chiunque prenda il mio posto sappia delegare e spartire il lavoro con gli altri – auspica Malan –. Le competenze tecnologiche richieste e la dimestichezza con la burocrazia sono sempre più numerose: il rischio è che questo diventi un vero e proprio lavoro e non più volontariato”. Lui ha potuto contare sugli altri membri del direttivo e soprattutto su due persone a cui è grato: “Di sicuro Bruno Mario che nel periodo in cui il lavoravo ancora era un sostegno indispensabile e Bruno Volpin che è stato il segretario per eccellenza dell’associazione e da quando ha smesso, nel 2012, abbiamo fatto fatica ad arrabattarci tra tutto ciò che seguiva lui”.

La speranza è di non veder spegnersi l’associazione così come è successo invece con l’Aido (Associazione italiana per la donazione di organi) Val Pellice, con cui la sezione dell’Avis condivideva sede e volontari e in cui Malan era attivo: “L’avevamo fondata nel 1980 ma lo scorso anno i nostri 550 iscritti hanno perso questo punto di riferimento. Al rinnovo del direttivo infatti non siamo riusciti a trovare nemmeno cinque persone per ricoprire le cariche”.

Elisa Rollino

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