Economia e lavoro - 03 febbraio 2025, 10:48

Call center da incubo con paghe da 6,5 euro all’ora: manifestazione davanti alla prefettura. “Passo indietro di 20 anni”

Torino partecipa allo sciopero nazionale delle telecomunicazioni con SLC Cgil, Fistel Cisl e Uilcom. Coinvolti 600 lavoratori in tutto il Piemonte per un contratto firmato da sigle poco rappresentative

Call center da incubo, paghe da 6,5 euro l’ora: protesta davanti alla prefettura

Call center da incubo, paghe da 6,5 euro l’ora: protesta davanti alla prefettura

Anche Torino è scesa in piazza per protestare contro la situazione dei contratti nel mondo delle telecomunicazioni. Appuntamento questa mattina in piazza Castello, davanti alla prefettura, con la regia di Slc Cgil, Fistel CislUilcom Uil, mentre altre manifestazioni si tengono in tutta Italia. Anche a Roma, da avanti al Ministero del Lavoro.

Nuovo contratto non rappresentativo

Riflettori sulla decisione di alcune grandi aziende di disdire il contratto delle Telecomunicazioni e adottarne uno nuovo, firmato da organizzazioni poco rappresentative e con misure peggiorative come una paga oraria di 6,5 euro lordi all’ora

Seicento persone in Piemonte 

Si tratta di un cambiamento che impatta su 6.000 dipendenti e numerosi collaboratori, di cui almeno 600 in Piemonte. 
Le aziende coinvolte sono OneOs, Call Center One, Colligo, Ingo, Network Contacts, Tecnocall che operano per committenti pubblici e privati quali Soris, Ireti, Unieuro, Agos, Metlife, Santander, Banca Sella, Unipol

“Passo indietro di 20 anni”

Riduzione di permessi, flessibilità spinta, precarietà totale ed aumenti salariali che non tengono conto della vacanza contrattuale di 2 anni (2023 e 2024) e che prevedono per il prossimo triennio (2025-27) 60 euro circa. Ecco cosa cambia - spiegano i sindacati - In un quinquennio in cui l’inflazione, consuntivata già in parte, viaggia oltre il 15%, la proposta di aumento del salario è del 3%, con la prima tranche di ben 7 euro. Facciamo un passo indietro di 20 anni”.

 

“Si aprono scenari catastrofici - dice Maria Luisa Lanzaro di Uilcom - per categorie che già sono in condizioni difficili e vengono sballottate tra aziende e tra contratti. Se passa il concetto che un contratto sia valido se lo firmano sindacati che non sono affatto rappresentativi diventa un circolo vizioso e le stesse aziende committenti devono farsi parte diligente, soprattutto se con partecipazione pubblica. Gli appalti vanno affidati a quelle aziende che garantiscono accordi firmati con le sigle più rappresentative”.

Massimiliano Sciullo

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