Economia e lavoro - 27 gennaio 2025, 15:03

Decreto Piantedosi, Confesercenti e Ascom alzano la voce: "Gestori di bar e ristoranti non possono diventare gendarmi"

I presidenti Nasi e Banchieri: "I pubblici esercizi torinesi hanno messo in campo iniziative a favore della sicurezza che vanno ben oltre le richieste della legge. Sbagliato scaricare sui titolari dei locali responsabilità che spettano alle forze dell’ordine"

Epat Torino alza la voce: "Già da due anni sicurezza garantita dentro e fuori i locali"

Epat Torino alza la voce: "Già da due anni sicurezza garantita dentro e fuori i locali"

"Il nostro territorio è un già un esempio virtuoso dell’impegno dei privati per migliorare la sicurezza dentro e fuori i locali.  Da due anni i pubblici esercizi torinesi hanno messo in campo iniziative private che vanno ben oltre le richieste della legge. Abbiamo installato sistemi di videosorveglianza, ci siano sottoposti a perizie di impatto acustico dei dehors, abbiamo formato il personale, ci siamo avvalsi di professionisti della vigilanza, abbiamo segnalato le situazioni difficili alle forze dell’ordine. Abbiamo fatto veramente tutto. Ora non possiamo sostituirci al controllo pubblico, che è compito dello Stato". Così il presidente di Epat Ascom Torino Vincenzo Nasi sul Decreto Piantedosi, pubblicato sabato in Gazzetta, che impone ai pubblici esercizi ulteriori oneri in materia di sicurezza, con il rischio di compromettere la sostenibilità economica delle imprese del settore.

Costi sicurezza incidono per oltre il 30% del fatturato

Epat Ascom Torino evidenzia come i costi legati alla sicurezza incidano già per il 30-40% sul fatturato delle imprese. Ulteriori obblighi rischiano di mettere in ginocchio un settore strategico per l’economia locale. "Il decreto parla anche di bar e alberghi, che non possono certamente assorbire una spesa così elevata – prosegue Nasi -. La sicurezza nelle aree limitrofe ai locali non è ‘dovuta’, ma è comunque ‘data’ da parte dei nostri imprenditori, a conferma della volontà di essere presidi di sicurezza per i clienti e i lavoratori. Ribadiamo, però, che il controllo del territorio spetta alle forze dell’ordine, non ai pubblici esercizi. L’indicazione del Decreto Piantedosi di apporre un cartello di ‘Codice di Condotta’ per i clienti non ci sembra una misura risolutiva; non è necessario aggiungere l’ennesimo cartello nel locale, siamo noi i primi a voler mantenere l’ordine all’interno dialogando con i clienti e dirimendo continuamente questioni che possono sorgere davanti al bancone".

A Torino, come in altre città, la delinquenza diffusa è diventata una delle cause che ostacolano il lavoro dei pubblici esercizi. Tuttavia, gli esercenti non possono essere considerati responsabili di ciò che avviene negli spazi pubblici. "La sicurezza non può essere una responsabilità scaricata sulle spalle delle imprese – aggiunge Nasi – Siamo pronti a collaborare, ma è fondamentale che siano lo Stato e l’Amministrazione a garantire un controllo efficace e costante sul territorio. Abbiamo fatto la nostra parte e continuiamo a farla ma adesso ci aspettiamo un aiuto da parte dello Stato e non ulteriori richieste".

La richiesta di rivedere il Decreto

Epat Ascom Torino chiede al Governo di rivedere il Decreto, mettendosi a disposizione per individuare soluzioni sostenibili per le imprese. "Il nostro impegno per la sicurezza è concreto – conclude Nasi – ma non possiamo essere lasciati soli".

E lo stesso pensano da Fiepet Confesercenti: “Il decreto emanato dal ministro Piantedosi ricalca la visione del Tulps, che però è del 1931: i pubblici esercizi come potenziali luoghi di aggregazione di soggetti poco raccomandabili, da sorvegliare così come gli stessi locali. Una visione francamente inaccettabile e da superare”. Così Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti Piemonte e presidente nazionale di Fiepet-Confesercenti, l’associazione dei pubblici esercizi.

Banchieri: "Gestori non sono dei gendarmi"

“Purtroppo, le cronache di tutti i giorni ci raccontano di fatti legati alla criminalità e di problemi di sicurezza pubblica. Una situazione di cui ci dobbiamo preoccupare, e che dobbiamo impegnarci ad arginare. Con la consapevolezza che la questione investe tutti i settori, non solo quello dei pubblici esercizi. E che le ricette che possono essere ritenute utili per alcune categorie specifiche, come le discoteche e le sale da ballo, non possono certo essere estese a bar, ristoranti e stabilimenti balneari. Non è certo con un decreto come questo che si individua la soluzione: i cittadini e gli operatori possono e devono collaborare, ma non possono essere trasformati in gendarmi”.

Sconcertano il mancato coinvolgimento delle associazioni e il tentativo di scaricare responsabilità, che spettano alle forze dell’ordine, sui gestori di bar, discoteche e simili. La sicurezza richiede una gestione strutturata, non il semplice trasferimento di oneri. Strumenti come videocamere e maggiore illuminazione possono aiutare, ma servono strategie di prevenzione condivise e realmente efficaci. La chiusura dei locali per gli inadempienti rischia inoltre di causare danni irreparabili alle attività economiche, spesso in modo ingiusto. Una misura così drastica, senza garanzie adeguate, genera ulteriore incertezza per un settore già in difficoltà. Fiepet-Confesercenti è disponibile al dialogo, ma respinge ogni misura che assegni responsabilità improprie sui gestori”.

comunicato stampa

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