Mirafiori è (finalmente) ripartita, non solo con la 500bev, ma anche con le produzioni Maserati. Una buona notizia, per il settore auto torinese, ma che non deve indurre a facili entusiasmi. Ne è convinto Igor Albera, segretario e responsabile Mirafiori per Fim Torino e Canavese.
Albera, come legge la ripartenza delle Carrozzerie dello stabilimento, anche con qualche giorno di anticipo rispetto al previsto?
"La ripartenza di Polo Produttivo di Mirafiori con la riattivazione dei due processi produttivi, Maserati e 500bev, potrebbe indurre ad un frettoloso ottimismo. Ricordiamo che le vetture prodotte attualmente a Torino appartengono a settori di nicchia: le due sportive lusso e la city-car elettrica in stile retrò sono indubbiamente prodotti belli e desiderabili, ma altrettanto sicuramente costosi e non più "freschi" (specie la 500). Avere avuto una discreta produzione accumulata a inizio anno significa aver fermato gli impianti in anticipo a Dicembre, va ricordato".
Il rischio, insomma, è che si possa tornare a fermare di nuovo le linee?
"Le previsioni sulla prima parte del 2025 non sono entusiasmanti, da quì la decisione di estendere la Cassa Integrazione Straordinaria sotto forma di Contratto di Solidarietà ai primi 7 mesi del nuovo anno e sperando di poterne fare a meno al rientro dalla pausa estiva. Attualmente le maestranze in esubero del Polo Produttivo sono gestite grazie ai numerosi prestiti verso altri enti aziendali, situazione per natura provvisoria e che dovrà trovare una qualche sistemazione. C'è da sperare che i lavori per la messa a terra del progetto produttivo legato alla nuova 500 ibrida proseguano senza intoppi e portino risultati positivi fin da subito".
La speranza, dunque, è aggrappata a novembre 2025?
"Il nuovo modello può rappresentare un indispensabile "salvagente" per il sito torinese, ma ci auguriamo che i piani aziendali futuri abbiano qualcosa in più da proporre. C'è poi un "fantasma" che aleggia sulla situazione già difficile: quello di una ipotetica valutazione sullo spostamento delle restanti produzioni Maserati da Torino a Modena, fatto che determinerebbe un ulteriore danno".
Ci sono altri timori, che aleggiano su Mirafiori?
"Allargando lo sguardo, in tema produttivo possiamo vedere poi uno stabilimento Presse e Stampi sempre più ridimensionato e anch'esso interessato dalla Solidarietà, le cosìddette Meccaniche che resistono adattandosi al cambiamento nonostante la necessità di innovazione sul piano di macchinari ed attrezzature, la Circular Economy che punta a raggiungere nei tempi stabiliti i suoi obiettivi e le dimensioni previste e lo stabilimento dedicato al cambio e-DCT che si confronta fin dalla sua nascita con difficoltà gestionali ed organizative ad oggi non ancora risolte e che qualcuno dovrà decidere come far evolvere, tra prestiti, trasfertisti e turni di lavoro a volontà. E non solo".
C'è altro?
"Abbiamo poi la situazione difficile dello stabilimento "ex mascherine" che ha necessità di ammortizzatori sociali in deroga per sperare di non veder trasformare i suoi dipendenti in esuberi da liquidare. E poi c'è il settore impiegatizio".
Gli enti centrali, insomma.
"Esatto. Da sempre "testa" delle attività aziendali, con la loro Ingegneria continuamente indicata come asset strategico, ma che poi nella sostanza non si ritrova in affidamento chissà quali compiti da svolgere. Enti Centrali che che negli ultimi anni hanno agevolato l'uscita di molti dipendenti seguendo più la logica dell'alleggerimento che non quella della tutela delle competenze e delle capacità complessive guardando al futuro. Sorte ancora peggiore quella del Centro Ricerche Fiat (CRF) di Orbassano, struttura da sempre invidiata dagli altri costruttori e oggi ridotta nei numeri e nelle ambizioni, con un futuro incerto".
In questo ambito, però, si muove il progetto del Green Campus presentato nei mesi scorsi e che dovrebbe interessare proprio una porzione di Mirafiori.
"Sarà interessante capire se il progetto sarà mantenuto per come era stato immaginato e che impatto avrà sulle "vecchie" strutture. Con l'uscita di scena di Carlos Tavares si è concretizzato un rapido cambio di atteggiamento da parte dei vertici aziendali".
E' questo non può essere un motivo di ottimismo?
"E' un fatto sicuramente positivo, oggettivamente era anche difficile fare di peggio rispetto all'era Tavares. E' stata preannunciata una maggiore attenzione al nostro territorio con il riconoscimento di un ruolo maggiore. Sarà interessante capire in che cosa si evolverà tutto ciò e come le parole saranno tradotte in fatti concreti".
Cosa vi aspettate, quindi. E come vi preparate al futuro di Mirafiori?
"Sindacalmente l'interesse primario rimane la tutela del lavoro e dei lavoratori. Per riuscirci, abbiamo bisogno di un progetto serio e realistico, nella testa di chi comanda Mirafiori deve tornare a essere un sistema integrato di tutto ciò che serve per produrre auto, dal primo disegno alla vettura finita. Una Mirafiori forte serve a tutti, anche a chi non se ne rende conto o non lo capisce".