Decine di piccioni, come avvoltoi, planano su quella macchia nera, rosicchiando tutto il rosicchiabile. Tra i barattoli in alluminio, tondini in acciaio e legno, c’è qualche buccia di arancia o qualche altro tipo di alimento non ben identificabile preso di mira dai volatili. Il resto è tutto carbonizzato e ha lasciato un'orma scura sugli autobloccanti del parchetto Madre Teresa, nel quartiere Aurora di Torino.
Un’area riqualificata da meno di un anno grazie a finanziamenti del programma REACT EU PON Metro e che ha introdotto in estate i giochi acquatici per raccogliere qui i bambini del quartiere. Ma, come racconta chi ci vive, l’area è frequentata da vandali e persone allo sbando. I coperchi dei cestini, installati di recente, vengono regolarmente divelti e utilizzati come calderoni per la brace notturna, per scaldarsi in queste notti fredde.
"Perché non chiuderlo di notte?"
"È così ogni notte ormai”, raccontano gli operatori ecologici che tutte le mattine puliscono i giardinetti della zona. Sono pochi i bidoncini per la raccolta dei rifiuti rimasti inalterati. Mentre tra i rami degli alberi spogli oscillano appesi i sacchi dell’immondizia. C’è poi il ‘mistero’ di una fontana che non c’è più, delimitata da una transenna targata Smat.
Nel parchetto sono installate sei telecamere. In tanti si chiedono a cosa servono visto che chiunque continua a fare quello che vuole. “Non si potrebbe vietare l’accesso al parco in orario notturno?”.
La doppia vita nel Parco Alimonda
Basta fare qualche passo, dall’altra sponda di Corso Giulio Cesare, per raggiungere un altro giardino problematico. È il parco Alimonda. Qui vicino, in via Aosta, a inizio a dicembre sono stati sgomberati 12 alloggi occupati da abusivi e disperati. Ma la situazione non è cambiata, raccontano i residenti.
È come se ci fosse un "Checkpoint Charlie" immaginario tra il lato di giardino che va verso via Camino e quello di via Varese. “Di qua noi, di là loro”. “Loro” sono giovanissimi, stranieri. Al massimo vent’anni, ma spesso anche minorenni. Lì dove sono stati installati i tavoli in cemento - nell’idea originale pensati per anziani che potevano trovarsi a giocare a carte - le risse sono all’ordine del giorno. Spaccano bottiglie, spacciano, anche qui vengono appiccati fuochi con masserizie di vario genere e spesso partono colpi di pistola a salve.
“Guardi cosa ho raccolto ”. Dice una residente che vive vicino al parco da quasi vent'anni tirando fuori dalla tasca due bossoli di pistola raccolti a terra la mattina del 7 gennaio, mentre portava il cane a spasso. “Viviamo in casa perché abbiamo paura di tutto, non è giusto continuare a subire. Anche io ho dormito per strada perché ho avuto difficoltà, ma ero rispettosa dei luoghi pubblici. Tutti i giorni combatto per pagarmi le spese, mentre dall’altra c’è chi continua a fare quello che vuole. Mia figlia la faccio studiare lontano e qui la sera non la faccio uscire. Nessuno di noi esce, in verità. Dopo un certo orario scatta il coprifuoco.”
Nel degrado c’è però chi prova a portare avanti azioni concrete di riqualificazione. Come l’Arqa (Associazione per la Riqualificazione del Quartiere Aurora) con squadre di volontari che tutte le mattine ripuliscono l’area da bottiglie rotte e rifiuti e che portano avanti attività di integrazione.
"Resto per lavoro, ma mia figlia è altrove"
Ma in Corso Giulio Cesare sono pochi, in questo tratto di nemmeno un chilometro che va da Ponte Mosca a Corso Novara, a credere nell’integrazione di alcune comunità, specialmente islamiche. Eppure tantissimi di loro qui lavorano e hanno attività commerciali. E sono i primi a condannare il degrado che quotidianamente vivono. Come il giovane Mustà, egiziano, 33 anni. A breve diventerà padre per la seconda volta. Da quasi un anno lavora in una pizzeria-quebab. Ha affittato un alloggio in Corso Giulio, proprio sopra l’attività.
“Per un periodo ho vissuto qui con mia moglie e mia figlia - racconta mentre mostra orgoglioso la foto della piccola sorridente - ma è troppo pericoloso. Loro vivono a Cuneo. Quando ho il giorno libero prendo il treno e vado a trovarli, ma non me la sento di farli vivere qui.”
Racconta di diversi episodi di risse all’interno del suo locale. Una volta gli hanno addirittura rubato il coltello di lavoro mentre stava preparando una pizza.
"Si faccia rispettare la legge"
“È il far west - racconta invece Ezio, residente in via Bra - Quando sono arrivato qui dieci anni fa le scene di persone che giravano con coltelli e machete, camminando sopra i tettucci delle vetture parcheggiate, erano all’ordine del giorno. Quando si è attivata la 'tolleranza zero’, qualcosa è cambiato. Ora la situazione sta di nuovo tornando a peggiorare con persone che urinano e defecano sotto casa nostra ogni giorno. Al sindaco Lo Russo chiedo solo una cosa: si intervenga per far rispettare la legge.”
“La sera non esco - dice sconsolato - me ne andrei da qui se ne avessi la possibilità.”