Buongiorno, amici lettori! Come state? Sopravvissuti alle feste? Io a fatica, devo essere sincera.
Ma eccoci nuovamente qui, tra avanzi di panettone e liste infinite di buoni propositi, per un nuovo scoppiettante anno insieme: ugualmente ricco di storie, emozioni, spunti di riflessione (e, si spera, cambiamento), attenzione al sociale e curiosità territoriali.
Grazie per aver scelto di farmi compagnia anche nel 2025; mi impegnerò a meritarlo.
Come presentato sull'articolo dello scorso settembre, ritorna l'appuntamento con il format “Oggi parliamo di...”, in cui scoviamo e raccontiamo le vite di figure femminili poco conosciute eppure chiavi di volta per il progresso collettivo, restituendo voce alle loro lotte. A tratti eroiche, come quella della protagonista odierna.
Credete sia possibile vivere per quasi due anni in cima a una sequoia millenaria? Precisazione: senza scendere mai, neppure una volta?
Chiunque, facendo due più due e considerando gli infiniti disagi, risponderebbe di no.
E invece qualcuno l'ha fatto. Ve lo dicevo che avremmo parlato di un'impresa eroica!
Julia Butterfly Hill, verso la fine degli anni Novanta, si arrampicò su una di queste imponenti creature - alta “appena” 61 metri – allo scopo di salvare la foresta californiana di Headwaters. Le sequoie erano infatti minacciate da un altro gigante (economico), la Maxxam Corporation, che voleva disboscare l'area. Un fatto tristemente prevedibile: siamo ormai abituati a veder sacrificare i veri e autentici monumenti, quelli di Madre Natura, all'altare del dio Denaro. A quale pro? Produrre sedie.
Insomma, al crepuscolo del 10 dicembre 1997, Julia cominciò la sua scalata. Man mano che avanzava, faceva capolino dalle nuvole la Luna, nome con cui fu romanticamente battezzato l'albero-casa.
Mi commuove pensare che, quando avevo appena 7 anni, una giovanissima donna dall'altra parte del mondo già combattesse a difesa del mio – pardon, nostro - futuro.
Torniamo alla scalata, dunque. Dopo 14 ore di fatica fisica e necessarie pause, Julia giunse quasi in cima dove, imbracata, cominciò subito la costruzione di una piattaforma lignea di 1,8 x 1,2 metri. Ci visse per 738 giorni.
Primo ostacolo: il clima. Nonostante si fosse munita di corde per issare il cibo e il carburante destinato alla stufa, che attivisti e volontari le procuravano quotidianamente e nonostante un basico sistema di tendaggio che avrebbe dovuto proteggerla dalle forti piogge, il freddo era estremo. Pur di scaldarsi, Julia si avvolgeva integralmente in un pesante sacco a pelo, lasciando un piccolo spazio scoperto solo per respirare. Alcune giornate furono peggio di altre e di molto: l'attivista affrontò tempeste e venti che superarono i 64 km/h, causati dal fenomeno oceanico El Niňo. Tutto ciò, ribadiamolo, con una superficie di movimento di neppure 2 metri quadrati.
Secondo ostacolo: la società californiana giocò sporco, in più occasioni. Non che ci sia da stupirsi, dopotutto. Alcuni esempi? Il direttivo inviò elicotteri a tagliare le corde che sostenevano il tendaggio, oltre a banditi per spaventarla; ancora, bruciarono gomma nelle immediate vicinanze allo scopo di rendere l'aria irrespirabile e bloccarono gli approvvigionamenti per circa 10 giorni.
Cosa riferì la stessa protagonista, in merito a quell'esperienza? Che la parte peggiore non fu di certo la condizione atmosferica o la persecuzione, bensì la profonda solitudine. Benché munita di radio (con cui comunicava con la stampa e il movimento ambientalista), sentiva la mancanza di familiari e amici. Neppure il largo seguito di giornalisti e fotografi ai suoi piedi – letteralmente! - riuscivano a darle sollievo e trasmetterle vicinanza umana.
Cosa comprendiamo da questo dettaglio? Sembrerebbe irrilevante, rispetto all'impresa, ma così non è. Forza e determinazione non possono esistere senza paura. E' proprio questo il punto, ossia che il suo coraggio la motivò nonostante la paura. Julia era una 23enne qualsiasi, con i timori e le debolezze di chiunque. Sicuramente furiosa per la costante prepotenza del sistema economico sulla Natura tuttavia consapevole di quanto il suo personale Golia fosse potente, inarrestabile, implacabile. Si rese conto che spettava a lei agire, non ignorare, sperando forse nella presa di posizione di qualcun altro; lassù, in quel preciso momento, andava fatta la cosa giusta. E di certo sapeva quale fosse, Julia, che si era interessata e informata sui costi di una simile operazione. Costi che avrebbero pagato ambiente e collettività. Voleva costruire un presente migliore, perché si trasformasse nel futuro di chi sarebbe arrivato dopo; generazioni che avrebbero potuto ammirare Luna e tutti gli altri giganti buoni della foresta Headwaters, testimoni del mondo ben prima del nostro ingresso nella storia.
La immagino malinconica, preoccupata. Eppure cristallina; nella sua ferrea volontà di resistere, più in alto delle minacce e del dolore.
Non passò molto prima che la notizia dell'impresa di Julia comparisse su ogni giornale e che fosse sommersa da richieste di intervista. La risposta è no: non si deconcentrò né perse di vista l'obiettivo iniziale. Scese dalla sequoia solo quando venne discusso e stipulato un accordo con la società Maxxam, ossia il 18 dicembre 1999, in cui la controparte rinunciò pubblicamente e ufficialmente all'abbattimento degli alberi. Spoiler retroattivo: l'azienda, pochi anni dopo, andò in bancarotta.
Non credo servano morali illuminanti, al termine di questa meravigliosa storia vera. Soltanto una parola, motore propulsivo di ogni azione nobile, morale e controcorrente sia mai stata compiuta: INTEGRITA'.
Dannatamente difficile conservarla, oggi come ieri. Grazie per averci ispirato, Julia. E per essere ancora in prima linea nella salvaguardia della Terra.
La poesia di oggi è affidata alla penna dello scrittore marchigiano Giorgio Olori; ingegnere civile e insegnante oltre che artista a tuttotondo: scenografo, commediografo, romanziere, poeta, presidente dell’associazione culturale di promozione sociale “Generazione FLY APS” di Ascoli Piceno e ideatore della rassegna culturale “Metaverso”, inaugurata nel 2023. Ha all'attivo quattro pubblicazioni (di cui l'ultima in ordine cronologico è “Leggerissima” - Capponi Editore) ed è stato più volte finalista in concorsi poetici nazionali.
LA VITA VINCE SEMPRE
"Non ho pianto mai per la tristezza
ho pianto per la disumanità
la violenza gratuita verso gli indifesi.
L'integrità è un sogno che non si spezza,
la voce che grida quando il mondo tace,
un valore indomito tra mille incertezze,
una lotta per la verità senza pace.
Cammina leggero con passo sicuro
insegui i tuoi sogni senza paure
pensa a quel fiore nato nella roccia"
Questo verso in particolare:
"Cammina leggero con passo sicuro"
Se c'è chi si è arrampicato su una sequoia di 61 metri, cosa ci impedisce di "camminare" per il mondo? Ognuno al proprio passo, "leggero" quanto determinato, pronti a difendere quella stessa integrità che ci rende fratelli. E restituendo una società in cui l'io si declini solo al plurale.
Pensateci su.
Alla prossima!