Attualità - 11 gennaio 2025, 16:50

L’aria non cambia: meglio di trent’anni fa, ma Torino è pronta al 2030?

Il trasporto rappresenta ancora la maggior causa di inquinamento in città, come spiegato in commissione dal direttore dell’Arpa. Rebaudengo migliora, ma sfora ancora di venti giorni. E i parametri tra cinque anni cambieranno.

L’aria non cambia: meglio di trent’anni fa, ma Torino è pronta al 2030?

L’anno è terminato da appena dieci giorni, i dati sono ancora in fase di ultima verifica, ma già si può dare un parziale bilancio dei 365 giorni che ci siamo lasciati alle spalle: l’aria, a Torino, non è cambiata. O meglio, non troppo rispetto al 2023. 

Vivere all'imbocco della Pianura Padana

I valori sono in miglioramento, certo. Specie se rapportati ai livelli di trent’anni fa, quando la grigia metropoli industriale era vivida, oltre che nei suoi colori plumbei, anche nei livelli dei suoi inquinanti. Si paga il vivere nel cul de sac della Pianura Padana, una delle aree più inquinate d’Europa, con le Alpi che rappresentano una barriera per il passaggio delle correnti. E così le polveri sottili restano sospese e ristagnano, specie dove gli agglomerati urbani sono più presenti. Questo fino a quando le condizioni atmosferiche non mutano. È un chiaro esempio quello di questi giorni, dopo giorni senza precipitazioni particolari e venti perlopiù assenti, che hanno innalzato il livello di smog in città. E a volte i fattori sono esterni: a Capodanno petardi e fuochi hanno fatto schizzare i dati sul particolato.


La maggior fetta di inquinanti causata dal trasporto 

Torino sconta la sua posizione, ma anche il suo traffico. A confermarlo, giovedì 9 gennaio, davanti alla commissione riunita a Palazzo di Città, il direttore generale di Arpa Piemonte Secondo Barbero. A livello emissivo l’aria torinese è influenzata all’85% dai trasporti (auto private, mezzi pubblici, ma anche l’inquinamento provocato da pneumatici, freni e altri elementi meccanici). Una percentuale minore riguarda l’industria e il riscaldamento domestico.

In 4 mesi la maggior concentrazione di inquinanti

Inoltre è diventato certo nelle statistiche raccolte dalle varie stazioni di rilevamento Arpa presenti sul territorio che i livelli di inquinanti siano concentrati in quattro mesi all’anno. In particolare dicembre e gennaio sono i mesi più critici, ma anche novembre e febbraio. Anche qui un miglioramento c’è stato. Un tempo si parlava di almeno un semestre dove l’aria era viziata, ora ridotto a due mensilità particolarmente critiche. 

Come è andato il 2024 di Torino?

Ma gli standard si modificano e l’Europa detta i limiti di qualità dell’aria che si sono modificati negli ultimi anni e che si riaggiorneranno nuovamente nel 2030.

Allo stato attuale per quanto riguarda i livelli di particolato di PM10 Torino è stata, nella media del 2024, sotto il valore soglia dei 40 microgrammi per metro cubo. La stazione di Rebaudengo è sempre quella col più alto tasso, ma si attesta quest’anno intorno ai 30 milligrammi, meglio dei due anni precedenti (nel 2022 erano 37).

Quando si sfora

Ma non è la sola media annuale ad essere presa in considerazione: c’è anche il numero di giorni durante l’anno in cui si supera la soglia dei milligrammi per metro cubo. E Torino continua a non brillare: l’Europa mette come limite i 35 giorni in un anno, ma a Rebaudengo, così come a Lingotto, sono stati 55 i giorni in cui questi livelli sono stati superati. E peggio è andata nella vicina stazione di Settimo69 giorni di sforamento

A Rebaudengo la situazione è migliorata rispetto ai due anni precedenti (nel 2022 si sforò per 86 giorni), ma venti giorni di surplus restano ancora troppi.

Cosa cambia nel 2030 

Specie considerando i nuovi standard che entreranno in vigore tra appena cinque anni. Sui Pm 10 la media annuale soglia passerà da 40 a 20 microgrammi e si passerà da 35 a 18 giorni di possibile sforamento, abbassato a 45 microgrammi. Obiettivi che sembrano ancora lontani per Torino, ma, c’è da dirlo, anche per la maggior parte delle aree piemontesi. 

Va meglio se si considerano i livelli di PM 2,5, le cosiddette polveri sottilissime: Il valore limite annuo pari a 25 µg/m³, è stato rispettato in tutte le stazioni piemontesi considerate.

Cinque anni decisivi

In sintesi i valori piemontesi sono pressoché in linea con l’anno 2023 e migliori del 2022, anno atmosfericamente non favorevole 

Intanto si attende di capire gli effetti del piano regionale della qualità dell’aria e delle politiche attivate negli ultimi anni. Ad esempio, come ci si è domandati in commissione, le influenze che avrà il cambio di flotta Gtt con il passaggio all’elettrico. 

Daniele Caponnetto

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