Attualità - 06 gennaio 2025, 18:10

Dopo lo sfratto vivono dentro un furgone: “Chiediamo solo una mano per vivere”

La coppia è arrivata dalla Bosnia. Ma Atc replica: “Non hanno mai sottoscritto un piano di rientro”

Dopo lo sfratto vivono dentro un furgone: “Chiediamo solo una mano per vivere”

Da otto mesi vivono dentro un furgone rosso parcheggiato nel cortile delle case popolari di via Biglieri, a Nizza Millefonti, a due passi dal Cto. La loro vita si è ridotta a pochi oggetti: due materassi usati e qualche vestito sparso qua e là, oltre a una madonnina posizionata vicino al posto di guida. Alija Seferovic, 59 anni, e Munevera Sulejmanovic, 56 anni, arrivano dalla Bosnia e sono in Italia dal 1992, dopo aver lasciato la loro terra devastata dalla guerra dei Balcani.

Dall’Arrivore a Nizza Milefonti

Nel corso degli anni, hanno trovato rifugio ovunque: il campo nomadi di strada dell’Arrivore, che all’epoca era una certezza per molte persone, la casa popolare in via Poma nel 1999 e quella in via delle Betulle, dove hanno vissuto dal 2001 al 2007, con contratto regolare. Nel 2007, una casa popolare è stata assegnata loro in via Biglieri. Una stabilità che sembrava aver trovato una strada, fino all’arrivo della pandemia. “Abbiamo perso tutto”, raccontano con tristezza. Senza lavoro e senza entrate, non sono riusciti a pagare l’affitto e le utenze, finendo per ricevere lo sfratto.

Il libero scambio

Per guadagnarsi da vivere, i due lavorano ogni fine settimana al mercato del libero scambio in via Carcano, vendendo oggetti usati che recuperano dai bidoni. “Il furgone è l’unica cosa che ci resta. Ha tanti chilometri, ma continua a farci vivere” spiega Alija. Purtroppo, la situazione è aggravata dalle condizioni di salute. Munevera soffre di otto ernie del disco e problemi al ginocchio, per cui camminare a lungo è impossibile. Alija ha avuto tre infarti e un ictus, come documentato dai referti medici. Nonostante tutto, molti vicini si sono dimostrati solidali, portando loro anche del cibo. “Cerchiamo di aiutare come possiamo”, racconta una vicina, la signora Maria. Tuttavia, non mancano le difficoltà, come quella che si è verificata quando un ubriaco ha tentato di danneggiare il furgone.

Il debito e la replica

Abbiamo un debito con Atc” spiegano, mostrando i documenti. “Non possiamo pagarlo in breve, ma continuando a lavorare qualcosa possiamo fare. Volevo vendere il furgone per saldare i debiti, ma ne ho bisogno per lavorare”. Atc ha confermato che lo sfratto è avvenuto per morosità, con debiti accumulati sin dal 2014. Nonostante le diffide ricevute, replicano da corso Dante, la coppia non ha mai sottoscritto un piano di rientro e non ha pagato nemmeno la quota minima per il fondo sociale. “Se vogliono, possono fare domanda per una nuova casa popolare”, affermano da Atc.

Philippe Versienti

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