La Corte d’Appello di Torino ha confermato la condanna a un anno e otto mesi per Stephan Schmidheiny, ex magnate dell’Eternit, per omicidio colposo in relazione alla morte di Giulio Testore, operaio dello stabilimento di Cavagnolo. La sentenza, pronunciata oggi, arriva in un contesto segnato dalla prescrizione incombente, prevista per aprile 2025.
Il processo d’appello bis era stato avviato dopo l’annullamento con rinvio disposto dalla Cassazione lo scorso maggio. In precedenza, Schmidheiny era stato condannato in primo grado a quattro anni per due omicidi colposi, ma in appello la pena era stata ridotta a un anno e otto mesi per la sola morte di Testore, mentre per Rita Rondano, deceduta per mesotelioma, l’imputato era stato assolto. La Cassazione aveva richiesto un secondo giudizio per verificare meglio il nesso causale tra le condizioni di lavoro e il decesso di Testore, giudicando la precedente sentenza contraddittoria e insufficiente nelle motivazioni.
Parallelamente, la Corte d’Appello ha rideterminato al ribasso le statuizioni civili, eliminando la provvisionale che era stata riconosciuta alla Regione Piemonte.
"Ancora una volta – dichiara Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro – viene sancita la responsabilità penale di Stephan Schmidheiny, confermando il suo ruolo nella gestione degli stabilimenti Eternit, in questo caso di Cavagnolo". "Speriamo però che questa nuova sentenza di condanna – conclude il direttore di Sicurezza e Lavoro – possa essere di buon auspicio per il processo ‘Eternit bis’ relativo alle vittime di Casale Monferrato, che riprenderà l’8 gennaio 2025".
"Questa sentenza segna un importante passo avanti nella lunga battaglia per giustizia per le vittime dell'amianto che hanno sofferto e continuano a soffrire a causa delle scelte irresponsabili di chi ha gestito gli stabilimenti", commenta la Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Gianna Pentenero. "In questo caso, però, non si tratta di attendere le condanne, ma, come hanno ricordato le famiglie di un'altra strage sul lavoro come Thyssen Krupp, far sì che i responsabili paghino. Da questo punto di vista ci appelliamo al ministro della giustizia Nordio perché si continui a mantenere alta l'attenzione per la richiesta di giustizie dei familiari".