Licenziamento collettivo per 95 dipendenti a livello nazionale, di cui 14 a Rivalta. E' arrivata in tarda mattinata di ieri, venerdì 6 dicembre, la comunicazione che nessuno sperava di ricevere, nell'ambito della vertenza Trasnova. Una comunicazione che giunge in anticipo sul tavolo ministeriale che avrebbe dovuto trattare proprio la situazione dell'azienda che opera in molti siti Stellantis italiani.
Rabbia e delusione
"Un atteggiamento inopportuno e fuori luogo, a soli 4 giorni dall'incontro programmato presso la sede del MIMIT", commentano Rocco Cutrí, segretario Generale Fim Cisl Torino e Canavese e Nicolò Infantino, operatore sindacale FIM-CISL, responsabile territoriale. "Riteniamo quest'azione un grave atto nei confronti dei lavoratori che confidano nell'apertura di un confronto che possa innanzitutto valutare le alternative disponibili sia in termini di ammortizzatori sociali che in materia di rilancio industriale anche oltre il perimetro Stellantis. Invitiamo l'azienda a revocare la procedura e a dimostrare una maggiore comprensione delle istanze dei lavoratori e propensione al confronto sindacale".
Nelle ore dell'incontro con i sindacati
Una notizia arrivata proprio nelle ore in cui si svolgeva l'incontro organizzato da tutti i sindacati metalmeccanici torinesi per parlare del futuro della manifattura torinese e piemontese. E a portare la voce di Trasnova era stato - al Santo Volto -Fausto Vicentini: "Hanno interrotto le commesse di Stellantis con la fine dell'anno, in molti stabilimenti italiani. E così siamo noi a subire in prima persona uno scenario in cui il Gruppo toglie lavoro ad aziende italiane per spostarlo potenzialmente su aziende francesi. Sono colpite cento famiglie che non avranno un reddito dignitoso".
Il caso Lear (storie note)
Ma le voci dell'indotto che soffre non si sono fermate qui. Ci sono storie ormai note, ma anche difficoltà nuove. Appartiene alla prima categoria la vertenza Lear: "E' rimasto lavoro per 20-30 persone, per qualche giorno al mese, su circa 380 dipendenti - racconta Domenico Ciano, delegato Fim Cisl -. Ma siamo la punta dell'iceberg. Ci sono aziende che già chiudono, falliscono e si perdono posti si lavoro. E da gennaio siamo in cassa a zero ore pure noi. Diventa un problema anche nel rapporto con le famiglie, nella vita di tutti i giorni".
Il caso Tiberina (storie nuove)
Le vertenze nuove, invece, sono come quelle che racconta Maurizio Beltrone, delegato della Tiberina, azienda dell'indotto auto di None: "Facciamo la lastratura per la 500 di Mirafiori. Dipendiamo da loro: se loro si fermano, ci fermiamo anche noi. La crisi sta pesando sulle nostre vite e quel che stiamo vivendo noi è solo una delle facce della medaglia. Ci sono esuberi dichiarati, con uscite incentivate. Una situazione che porta tristezza e rabbia, perché si impoverisce anche il territorio".
La cornice di tutto: le Carrozzerie di Mirafiori
Ma tutto riporta a Mirafiori, lo storico stabilimento dove tutto si origina. Nel bene (non in questo periodo), come nel male. E il racconto è di Mary Epifania, della Fiom. "Viviamo sulla nostra pelle la condizione della fabbrica. Ma la crisi non è nata con l'arrivo di Stellantis, i francesi o Tavares. La viviamo da 17 anni. Abbiamo visto sempre meno modelli, zero assunzioni e tanta cassa integrazione. Stiamo assistendo a una morte lenta di questo stabilimento. La 500bev ci ha dato una piccola parentesi di due anni, dalla cassa siamo passati a essere spremuti all'osso. E ora siamo tornati a vivere con uno stipendio con cui è difficile un'esistenza dignitosa. E chiedo al sindaco Lo Russo e alle istituzioni se non era il caso di intervenire in altro modo, invece che fare i selfie con chi adesso è andato via con una buonuscita immorale".
Ma nella mattinata di ieri, anche altri esponenti sindacali hanno portato il loro contributo al dibattito. Partendo proprio dall'addio del manager portoghese: "Trovo stucchevole fare di Tavares il capro espiatorio - ha detto Federico Bellono, segretario Cgil Piemonte -. Siamo in ritardo, sul tema automotive: a cominciare da chi governa e dalle istituzioni. Il problema non è l'elettrico, ma risale a prima, con una lunga storia di cassa integrazione. Sono già uscite migliaia di persone da Mirafiori, equivalenti a quegli stabilimenti che si trova a dover chiudere Volkswagen".
E Gianni Cortese, segretario generale Uil Piemonte, ha aggiunto: "Gli addetti nell'industria sono sempre di meno, ma tutti sappiamo la qualità dei posti di lavoro che ci sono nel terziario. Solo una manifattura forte può dare forza a tutta l'economia e l'Europa deve accompagnarci in questa transizione".
Silvia Marchetti, Ugl Piemonte, ha concluso con un auspicio: "La situazione è davvero disastrosa. Essere di nuovo tutti uniti dopo il 12 aprile è bello: la via giusta per far sentire la nostra voce è stare tutti insieme".