Sintetico, estetico e magnetico: dovessimo raccontarlo, potremmo usare queste tre parole per riassumere il concerto dei KVB. Il duo londinese composto da Nicholas Wood (chitarre, voce) e Kat Day (sintetizzatori, produzione, effetti visivi, voce) è stato protagonista di un'esibizione memorabile martedì sera a Spazio211, sala concerti di via Francesco Cigna 211 a Torino.
Sintetico
Sintetico per due motivazioni: principalmente grazie ai suoni, dominati dai synth incalzanti di Day su cui si sono perfettamente incastrati i ripetitivi (in senso positivo) riff di chitarra di Wood; incastro perfettamente riuscito anche per le due voci, più melodica la prima e baritonale la seconda. La complessità del set, inoltre, si è adagiata su un approccio comunque minimal, contemporaneo ed efficace, tradotto in quasi un'ora e mezza di live senza momenti di stanca.
Estetico
Estetico perché il concerto, oltre che sostanzioso, è stato un puro esercizio di stile, non solo legato alla padronanza musicale su cui sono ben individuabili riferimenti e obiettivi, ma anche al modo di stare sul palco: i due musicisti, infatti, non si sono risparmiati, muovendosi incessantemente e sincronicamente in una danza quasi rituale. In questo aspetto è emersa tutta l'anima dark dei KVB senza rinunciare ad elementi che strizzano l'occhio (senza esagerare) al pop.
Magnetico
Magnetico perché il pubblico è stato letteralmente contagiato e ipnotizzato da quanto illustrato poco fa, restando incollato al palco e propagando un “muro sonoro” portato al limite con un movimento della testa, delle braccia e delle gambe ai limiti del robotico.
Gli anni '80 nel futuro
In definitiva, possiamo dire che i KVB (così come i più famosi Working Men's Club, ndr) portano l'underground degli anni '80 nel futuro: con la “lezione” dei maestri Joy Division (e New Order) e Cure ben salda nella mentei, il post punk (con influenze shoegaze synthwave, industrial e darkwave, come citato nella scheda di presentazione della band) può dormire sonni tranquilli.