Un patto di collaborazione per utilizzare i locali della scuola di San Giovanni. La proposta arriva da associazioni del territorio che sono disposte a prendersi cura del bene, dopo la sua chiusura.
L’idea è nata all’interno da Sën Gian, che ha invitato le altre associazioni a un incontro, tenutosi il 6 novembre. In questa occasione è stato presentato lo strumento del patto di collaborazione, ne sono state spiegate particolarità e potenzialità, e alla fine è stata condivisa una bozza del progetto. Sën Gian, gli Alpini, La Meiro, Fuoco Rosa e Ataai, presenti all’incontro, dopo ulteriori consultazioni interne, hanno tutte aderito alla proposta, a cui si sono aggiunti dei privati e il supporto dei locali commerciali attivi nella frazione.
La scuola è formata da due sezioni, asilo ed elementari. Si tratterebbe di servirsi dei locali della materna per farli diventare una ‘Casa delle Associazioni’. Gli Alpini potrebbero farne una sede, Fuoco Rosa potrebbe utilizzarlo per eventi più grandi organizzati insieme alla pasticceria, Sën Gian potrebbe utilizzarlo per esposizioni temporanee e mostre su pannelli e a cui invitare gruppi di persone e scolaresche. Ci potrebbe essere un utilizzo più continuo da parte degli Alpini e in modo meno continuo dagli altri gruppi e dai privati. Questo è il punto di partenza.
La dichiarazione, sottoscritta da associazioni e privati aderenti, e in cui si accenna all’eventuale gestione anche degli spazi pubblici di piazza XVII Febbraio, è stata consegnata al Comune il 20 novembre. Il gruppo promotore si occuperebbe della manutenzione ordinaria, come tinteggiatura, cura delle are verdi e così via, mentre Palazzo Civico di quella straordinaria.
La risposta dell’Amministrazione Canale è positiva: “Abbiamo accolto favorevolmente questa proposta. L’idea di una Casa delle Associazioni, un punto che possa servire per tutte le associazioni presenti sul territorio iscritte al nostro registro, è effettivamente molto interessante – commenta il vicesindaco Marco Revel –. Naturalmente dobbiamo valutare la fattibilità, perché quei locali ormai è da un po’ di tempo che non vengono usati, quindi a livello di impiantistica nonché di adeguamento alle normative bisogna valutare cosa c’è da fare e cosa si può fare. La parte dell’asilo come superficie dovrebbe essere sufficiente per il progetto e dal punto di vista strutturale probabilmente ha anche meno problemi delle elementari.”
Dopo la chiusura della scuola di San Giovanni, già a partire dall’anno scolastico 2024-2025, per carenze strutturali e di iscritti, era stata proposta l’idea di trasformare il plesso in un polo per i bimbi da 0 o 6 anni, un centro di educazione, ma anche per servizi alle famiglie. Con questa nuova prospettiva, verrà abbandonato? “No. Ma è un progetto che richiede tempi lunghi, anche perché al momento tutte le nostre energie dal punto di vista economico sono concentrate sul rifacimento della piscina. Quindi potremmo prenderlo in considerazione, però non in brevissimo tempo. Proprio per questo, ripeto, l’idea delle associazioni ci interessa molto”, conclude Revel. Un’alternativa per utilizzare i locali in tempi più brevi ed eventualmente da coniugare con il progetto del polo in un secondo momento.
Che cos’è un patto di collaborazione
A livello nazionale è l’associazione Labsus, con sede a Torino, a promuovere la stesura di questi patti. Tutto parte dal Regolamento per l’Amministrazione condivisa, un atto normativo che consente a tutti i cittadini attivi, singoli o associati, e all’Amministrazione di svolgere attività di interesse generale su un piano paritario e che trova realizzazione, più concretamente, attraverso la stipula dei patti di collaborazione. In particolare, vengono individuati il bene comune, gli obiettivi, l’interesse generale da tutelare, le capacità, le competenze, le risorse dei sottoscrittori, la durata dell’accordo e le responsabilità. Basandosi su principi dichiarati quali fiducia reciproca, pubblicità e trasparenza, inclusività e apertura, pari opportunità e contrasto delle discriminazioni, sostenibilità, proporzionalità adeguata e autonomia civica.
La prima sperimentazione pilota è stata quella del Comune di Bologna nel 2014, attualmente con 800 patti attivi, ma in questi dieci anni il progetto ha preso piede in diverse regioni del Nord e del Sud d’Italia, tra cui Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Toscana, Lazio, Calabria e Sicilia.
La proposta delle associazioni lusernesi nasce proprio da un consulto con il referente di Labsus Alessandro Mondino.
Per tradurre in realtà la proposta, il Comune si deve dotare di un regolamento per questi patti. Poi altre associazioni o privati potrebbero aggiungersi all’accordo per San Giovanni o proporre nuovi accordi.
Nel Pinerolese un esempio è nato nel 2022 per la cura del verde in piazza Guglielmone a Pinerolo.