E poe...sia! - 17 novembre 2024, 09:09

Guarda che non sono una bambola

O forse, sì?

https://adolllikeme.com

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Buongiorno amici e ben ritrovati; come prosegue il mese di novembre?

Che ne dite di un breve recap? A proposito, fatemi sapere se dimentico qualcosa!

Giorno dei Morti e Festa di Ognissanti ✔

Elezioni europee ed escalation delle destre estreme su scala mondiale ✔

Elezioni americane e vittoria di quel simpatico mattacchione fuel-friendly di Trump ✔

Guerre e genocidi loading... ✔

Ore di luce a decrescere ✔

Nebbia pervenuta ✔

Chili di zucca divorata ✔

Netflix, consegne a domicilio, tisane calde, divano, plaid, libri ovunque ✔

✔ = FATTO


Scherzi (e fatti) a parte, avevo promesso che il prossimo articolo sarebbe stato all'insegna della leggerezza, “lenitivo”, “ansiolitico”; e così sarà: parola di #poetessa. Abbiamo fame e bisogno – per quanto vitale sia mantenere lo sguardo attento e critico sul mondo - di alternare la tensione a sani momenti di gioia e purezza, perfetti per ricaricare le pile della nostra resilienza. Concentrandosi sulle belle storie di questa ispida vita. E allora prendiamoceli quei cinque minuti, ogni tanto, per aprire il cuore alle notizie essenziali, non per importanza quanto per effetto.


Quella di oggi vi lascerà senza fiato, ci scommetto.

Si tratta del progetto “A DOLL LIKE ME” (in italiano, “Una bambola come me”) – che dà nome all'omonima organizzazione no-profit – e nasce dalla volontà e dall'empatia dell'americana Amy Jandrisevits, ex assistente sociale oggi dedita alla sua missione.

Ecco il link per sbirciare sul sito ufficiale! https://adolllikeme.com


Quando avviene la sua svolta?

Giorno dopo giorno, fornendo supporto morale ai piccoli malati (affetti da disabilità fisiche e patologie cliniche rare) e alle loro famiglie, aiutando i bambini a esprimere le proprie emozioni attraverso il gioco, in particolare con l'ausilio delle bambole: è allora che Amy si rende conto di quanto i suoi giovani pazienti, alle prese con sfide durissime (come la perdita dei capelli correlata alla chemioterapia) non possono in alcun modo trovare ristoro nell'attività che fa di un bambino un bambino – il gioco - né identificarsi in un giocattolo “perfetto”, arido, che anzi sembra enfatizzare ancora di più quella “diversità”.

Con la genuina sincerità delle anime pure, “continuavano a farmi domande sul perché non assomigliassero ai loro giocattoli”, dice la donna. E continua: “Sono convinta che le bambole debbano somigliare ai proprietari ed essere disponibili in tutti i colori, generi e tipi di corpo”.

Da qui, l'intuizione di creare a mano - una ad una, con cura e amore – bambole di pezza personalizzate, che facciano sentire i bambini davvero rappresentati, trasformandone le diversità in unicità. Così, desiderosa di regalare sorrisi, negli ultimi anni Amy realizza oltre 300 diversi modelli di bambole: con i nevi, con gli occhiali, con albinismo, protesi, macchie, cicatrici… Giocattoli umani, simbolicamente e letteralmente, aderenti al più piccolo dettaglio, cuciti sul cuore e pronti all'abbraccio dei legittimi proprietari. Si presta attenzione a tutto: il colore della pelle, la pettinatura, il vestito.Sono grata di poter continuare a creare bambole nel cui dolce viso i bambini possano vedersi riflessi”, afferma Amy.

Ma non è tutto, il progetto include uno step successivo. Purtroppo, nella società delle disparità, numerose famiglie non possono permettersi di acquistare queste bambole (che hanno un costo di circa 80-85 dollari l'una). Che fare? Nel 2015 Amy dà vita a una raccolta fondi, tramite il sito “GoFundMe”, allo scopo di raccogliere donazioni che le consentano di confezionarne anche per chi vive situazioni di indigenza!


La domanda sorge spontanea: perché creare proprio bambole e non qualcos'altro? La nostra protagonista ci viene nuovamente in soccorso, spiegando quanto questi semplici oggetti non solo facilitino l'immaginazione e l'interazione col mondo esterno, bensì aiutino i bambini ad affrontare situazioni stressanti e delusioni, contribuendo a renderli più sicuri di sé. Un vero e proprio scudo psicologico, insomma, che accompagna questi piccoli cavalieri nelle faticosissime lotte quotidiane.


Visualizziamo per un attimo la loro gioia, lo stupore che fa brillare quei piccoli grandi occhi, forti come il mare in tempesta e caldi come il sole. Innocenti, ignari e impreparati alla cattiveria del mondo che, nonostante la giovanissima età, già trasmette loro un senso di estraniamento. La soluzione è talmente semplice, racchiusa nel gesto più spontaneo: DONARE. Ci soffermiamo abbastanza sul suo potere atavico, salvifico? Figurarsi quando il dono è pensato sia per piacere al corpo sia per nutrire l'anima!

Amy ha intercettato un bisogno, compreso le sue ripercussioni concrete e deciso che le vite dei suoi pazienti la riguardavano, che era suo dovere agire positivamente, fare qualcosa. Non ringrazieremo mai abbastanza persone come lei, come molti altri uomini e donne altruisti, che hanno cambiato rotta alle loro vite per un disegno più grande, più importante: l'INCLUSIONE.


Viviamo tempi a dir poco mostruosi: divisioni e discriminazioni sembrano essere l'unica chiave di lettura. Sembrano...

Siamo ancora convinti che non sia così? Che esista un diverso modo di vivere e convivere tra esseri umani?

Sono certa di sì. E allora, laddove la politica insegna l'indifferenza, iscriviamoci all'unico partito valga la pena appoggiare, quello della bontà. A proposito, è contagiosa! Come il sorriso.


La poesia di oggi è affidata alla penna di un'amica, Filomena Gagliardi: laureata in Lettere Classiche e Dottoressa di ricerca in Filologia Classica, autrice e divulgatrice.

L'opera finale, invece, è frutto della creatività dello street artist Manuel Cantarello – AKA Elmanu – impegnato nella ricerca e valorizzazione degli spazi urbani torinesi, oltre che nella sinergia con altri artisti locali.


SE SIAMO FIORI


Se siamo fiori

solo per metafora

allora,

meglio non esserlo.


Se siamo fiori

per ricevere un rifiuto

quando appassiamo

allora,

non ci stiamo.


Se siamo fiori

solo per un vezzo

allora,

restiamo noi stessi.


Siamo persone,

non fiori.

Siamo le nostre idee

le nostre scelte

le nostre intelligenze

le nostre parole.


Essere fiori

implica sfiorire

Essere vivi

implica

rinascere ogni giorno.


Questo verso in particolare:

Siamo persone,

non fiori

Non è forse vero che la bellezza di un fiore, per quanto innegabile e superba, sia fine a se stessa? Non sarebbe infinitamente meglio trasformarsi in persone “profumate”, pronte a offrire al prossimo il “nettare” più prezioso: il nostro tempo?

 


"Unione universale-Rivoluzione umana" dello street artist torinese Elmanu

Pensateci su.

Alla prossima

Johanna Poetessa

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