Cultura e spettacoli - 09 novembre 2024, 18:10

Marlon Brando, il divo tra ascesa e declino, celebrato a Torino: dal libro di Amato alla retrospettiva di Base

In occasione dei cento anni dalla nascita dell'attore, una pubblicazione e una rassegna al Tff ne raccontano il mito. Alle Gallerie d'Italia, durante il TFF una video-mostra nella sala immersiva

Marlon Brando, tra ascesa e declino, il divo celebrato due volte a Torino

Marlon Brando, tra ascesa e declino, il divo celebrato due volte a Torino

Diverso da quell’ideale di maschio alfa cui erano legati tanti divi del passato, come John Wayne, Marlon Brando era un attore camaleontico, contraddittorio, che ancora oggi per tanti aspetti rimane avvolto nel mistero.

Torino lo celebra a cento anni dalla sua nascita (e 20 anni dalla morte) con la retrospettiva che gli dedica Giulio Base durante il Torino Film Festival 2024. 

"Poter fare la retrospettiva per me è un regalo che la vita mi ha fatto - spiega il direttore del 42° TFF -. Sono sempre stato talmente tanto ossessionato che mi chiedevo dove sarei andato a vedere la retrospettiva nell'anno del suo centenario. Il fatto che il cielo abbia fatto sì che fossi io a poterlo proporre nella città che amo e che mi ha cresciuto è stato un regalo. Una retrospettiva così ricca, con 24 film, siamo gli unici a farla". 

Un attore e un uomo fatto di luci e ombre che però resta un mito trasversale nelle generazioni. "Ha rappresentato un esempio di ribellione, un uomo che non si è mai arreso allo stato delle cose nel mondo. Nonostante il suo successo si è prestato a tutte le cause, da quella degli afroamericani, passando per i nativi americani, fino all'ecosostenibilità. Un attore che si è dato".

A celebrare l'icona di Marlon Brando è anche il nuovo libro di Alessandro Amato, “Essere Marlon Brando. L’attore, il divo, il mito” (Bietti Fotogrammi) presentato al Circolo dei Lettori.  

“Scrivere di Brando è un’impresa - ammette Amato che durante la retrospettiva dedicata all'attore introdurrà anche il film L'ammutinamento del Bounty -. Era una persona molto complessa. Il mio è un saggio analitico in cui cerco di usare gli strumenti che ho da studioso di recitazione per fare una sorta di ricognizione sociologica su chi è stato, cosa ha rappresentato nell’epoca come maschio e come figura pubblica e che strumenti aveva a disposizione”. 

Attraverso la tecnica Strasberg, il metodo di immedesimazione che gli permetteva di trasformarsi in una persona diversa, è diventato il mito di tutti, dagli attori che sono venuti dopo di lui al pubblico. 

“Mi interessava analizzare quegli strumenti che gli hanno permesso di diventare celebre, ma che poi lo hanno tradito e, a un certo punto, hanno sabotato il suo stesso percorso. È interessante che sia stato tante persone, ma nessuno sapeva cosa avesse in testa”. 

Un attore controverso per certi aspetti, cui il Torino Film Festival dedicherà un’intera retrospettiva che ha come manifesto una foto scattata proprio durante le riprese di Ultimo tango a Parigi, un film che ancora oggi divide l’opinione pubblica. “È stato sì un donnaiolo, ma anche un militante per i diritti civili, quindi la domanda è: dobbiamo guardare l’arte, l’artista o la persona? È una questione molto attuale. Ho voluto riflettere sulle ambiguità della figura pubblica”. 

“La decisione di Giulio Base di dedicargli una retrospettiva la trovo giusta. È una retrospettiva quasi completa, per altro tra gli ospiti ci sarà anche Matthew Broderick che ha lavorato con Brando, ci potrà raccontare che persona era e che rapporto aveva con la sua professione”.  

Brando aveva già lasciato un’eredità nei giovani attori, e non solo, quando era in vita, oggi resta un’icona. “È stato un mito istantaneo. Una figura a mio parere indecifrabile, inarrivabile. Se penso alla più grande interpretazione attoriale nella storia, penso a lui ne Il padrino. Dal punto di vista umano rappresenta una mascolinità indeterminata. I maschi che interpreta, da Kowalski in Un tram che si chiama desiderio, al maggiore Penderton in Riflessi in un occhio d’oro, fino all’americano Paul in Ultimo tango a Parigi, racconta di un’ambiguità del maschile che a differenza di altri divi, ne rappresenta la sua decontrazione. In questo, Brando è più moderno, più umano, più vivo. Risponde a tutte le domande che ci stiamo facendo sulla mascolinità”. 

Alle Gallerie d'Italia, durante il Torino Film Festival sarà aperta una mostra-video nella sala immersiva che celebra il divo attraverso alcune stampe fotografiche provenienti dall'Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo. Brando's touch, questo il titolo dell'installazione è curata da Giulio Base e sviluppa da Valerio Filardo

Chiara Gallo

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