Il TAR del Piemonte ha parzialmente accolto il ricorso presentato da tre Associazioni ambientaliste e animaliste (OIPA, LeAL e Federazione Nazionale Pro Natura) e ha decretato la chiusura della caccia a pernice bianca, fagiano di monte, coturnice e moretta. Il ricorso si basa sul fatto che in Piemonte non esiste un Piano Faunistico Venatorio Regionale, che la legge nazionale sulla caccia considera obbligatorio e indispensabile per poter procedere con l’attività venatoria.
Inoltre, le quattro specie citate sono riconosciute come a rischio di estinzione, tant’è che l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, organo del Ministero per l’Ambiente e massima autorità scientifica pubblica in tema di fauna selvatica) aveva suggerito di escluderle da quelle cacciabili o adottare precauzioni molto stringenti. “La Regione Piemonte invece non ha voluto tenere conto delle indicazioni che provengono dal mondo scientifico – affermano gli ambientalisti – adducendo giustificazioni superficiali e basate su dati vecchi e ampiamente superati”. Ricordiamo che i cambiamenti climatici hanno causato profonde modificazioni nell’ambiente alpino, dove vive la maggior parte delle specie sottratte all’esercizio venatorio, e il loro effetto è risultato particolarmente drammatico proprio in questi ultimi anni.
Il TAR entrerà nel merito del contenzioso il prossimo 6 novembre. Fino ad allora, almeno, gli animali sono in salvo. “Ci pare comunque veramente incredibile – concludono gli ambientalisti – che il mondo venatorio si sia scagliato con forza e violenza contro una decisione che è del tutto logica. Non stiamo parlando di cinghiali oi di fagiani, ma di specie diventate rarissime e il cui numero in Regione oscilla, nei casi più favorevoli, intorno ad alcune centinaia”.
E intanto un appello forte e chiaro si leva dal Piemonte: il Tavolo Animali & Ambiente ha lanciato una petizione su Change.org per chiedere la protezione dei cormorani, una specie attualmente minacciata dalle politiche locali di abbattimento. La petizione, che ha già superato le 2500 firme, è un grido di allerta e un invito all'azione per le autorità competenti, tra cui il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e l’Assessore all’Ambiente, Matteo Marnati.
I cormorani, come evidenziato dalla Direttiva Uccelli 79/409/CEE, sono una specie protetta e non cacciabile. “Tuttavia, a livello locale, possono essere adottati provvedimenti di abbattimento selettivo, in deroga alla legge, qualora si dimostrino gravi danni alle attività di pesca o acquacoltura”, si legge nella petizione lanciata dal Tavolo Animali & Ambiente di cui fanno parte diverse associazioni animaliste e ambientaliste tra cui Enpa, Lav, Legambiente, Lipu e Oipa. Fino agli anni ‘80, la presenza di questi uccelli era rara, ma i cambiamenti climatici e l’immissione di specie ittiche hanno favorito la loro permanenza, portandoli a diventare una parte integrante della biodiversità locale.
Per questo il Tavolo Animali & Ambiente chiede “un piano di conservazione e gestione dei cormorani che non preveda abbattimenti, ma che utilizzi metodi di dissuasione incruenta, come barriere fisiche e disturbi visivi. Ci sono tutte le condizioni (scientifiche e tecniche) affinché la specie possa essere oggi gestita in altro modo che con il calibro 12 dei cacciatori e dei loro affiliati”, conclude il testo dell’appello.