La destra cittadina torna a puntare i riflettori su Askatasuna e sull'edificio di corso Regina Margherita 47. Da febbraio il Comune ha avviato un progetto di collaborazione che riguarda l'immobile di proprietà pubblica a lungo occupato dal centro sociale torinese, e da allora non si sono placate le polemiche dell'opposizione. Dalla Regione il tentativo di bloccare sul nascere il progetto di collaborazione, con l'approvazione a marzo di una legge regionale che ha stabilito che i percorsi riguardanti i beni comuni non possono riguardare beni immobili interessati da occupazione senza titolo.
Da qui l'interpellanza presentata oggi dai consiglieri comunali di opposizione dei gruppi di Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia, Torino Bellissima, Torino Libero Pensiero, oltre che dal capogruppo di maggioranza di +Europa e Radicali Italiani Silvio Viale. "Ho presentato questa interpellanza con molti colleghi dell'opposizione - ha dichiarato il primo firmatario Ferrante De Benedictis - quando la vicenda di Askatasuna è uscita dai radar, mentre riteniamo che debba essere affrontata. I cittadini ci chiedono quale sarà il futuro dello stabile di corso regina 47 ma i sopralluoghi del Consiglio Comunale non sono mai stati fatti, mentre l'europarlamentare Salis ha partecipato a un incontro con gli antagonisti e i no tav. Rimango sconcertato da alcune risposte: sarebbe libero uno stabile che tutti sanno essere continuamente frequentato, con le luci accese di notte? Vi invito a dire basta con questa che sta diventando quasi una barzelletta".
Ad essere interessato dal patto di collaborazione, per il momento, è soltanto il cortile dello stabile, in attesa che l'interno venga dichiarato agibile e sicuro. Quello che viene contestato dall'opposizione è la presenza di luci e di indizi sulla presenza di persone all'interno dell'edificio, e viene chiesto di poter effettuare un sopralluogo come consiglio comunale, calendarizzato più volte ma mai effettuato per motivi di sicurezza. Critiche anche alla partecipazione di alcuni membri di Askatasuna agli scontri al Parco del Meisino e durante la manifestazione cittadina per la Palestina.
Nella risposta, il sindaco Stefano Lo Russo ha difeso la bontà dell'operazione, sottolineando il tentativo di risolvere una questione complicata come la lunga occupazione di un immobile comunale con un percorso di coprogettazione con i cittadini. "In questo stato - ha spiegato - la responsabilità penale è personale, non politica o ideologica. Tutto quello che ha fatto l'amministrazione è avvenuto nel rispetto di leggi nazionali e regolamenti locali. Non è facile ma è nostro dovere cercare di non esasperare i conflitti, nei valori della nostra Costituzione: valori antifascisti e che devono tutelare i principi di libertà di parola, e lo dice uno che spesso non condivide quello che viene detto in quei luoghi. Non compete all'amministrazione comunale l'individuazione di profili legati all'eversione, legati alla dimensione di organizzazione terroristica, benché meno perseguimento di azioni penali. Quello che spetta al comune di Torino è la gestione dei propri beni: prefettura, questura, autorità giudiziaria possono in ogni momento entrare in Askatasuna e effettuare sgomberi, nel caso giudichino che ci siano violazioni. Noi ci occupiamo di amministrare la città".
Durante la precedente discussione in aula, duri attacchi da parte dell'opposizione al progetto in questione. "Non ci convincerete mai che questa possa essere una soluzione - ha commentato la consigliera della Lega Elena Maccanti - è il più straordinario schiaffo in faccia che avreste potuto dare alle forze dell'ordine che da questa gente ha preso pietre in faccia, e ai cittadini di questa città. Il messaggio che date è che si possa continuare a delinquere e occupare le case popolari. Sono destinatari di misure restrittive, possiamo chiamarli delinquenti?".
"L'edificio non è tornato nella disponibilità della città di Torino - ha dichiarato il capogruppo della Lega Fabrizio Ricca - e non c'è da parte dell'amministrazione la volontà di convocare un sopralluogo. Non c'è nessun passo avanti sulla coprogettazione".
"Sono 6 mesi che chiediamo un sopralluogo allo stabile di corso Regina - ha affermato il vice capogruppo di Forza Italia Domenico Garcea - e l'europarlamentare Salis ha presenziato un convegno dove i consiglieri comunali non possono entrare. Trovo imbarazzante che i membri di Askatasuna possano vivere in quello stabile e noi non possiamo entrare a fare un sopralluogo".
"Abbiamo uno stabile in mano a membri di Askatasuna e all'estrema sinistra - ha osservato il capogruppo di Torino Libero Pensiero Pino Iannò - Al mattino c'è un viavai di persone che entrano e escono, è il momento di fare un sopralluogo nei posti in cui è possibile, visto che siamo i titolari di quello stabile abbiamo il sacrosanto diritto di accedere". "Chiedo alla maggioranza cos'hanno da spartire con questa associazione violenta che è il braccio armato di ogni manifestazione" ha aggiunto il vice capogruppo di Fratelli d'Italia Enzo Liardo.
Chiamata in causa, la capogruppo di Sinistra Ecologista Sara Diena ha risposto alle critiche, rivolte verso il suo partito: "La vera ferita di questa città è il numero di case Atc bloccate per mancanza di manutenzione: il 10% contro lo 0,74% delle occupazioni abusive. La vera ferita è la quantità di immobili sfitti, che anche questo progetto aiuta a ricucire. Al posto di assecondare delle narrazioni securitarie di facciata noi costruiamo ponti e apriamo dialoghi con le realtà che sul territorio tengono viva la dimensione di comunità. Nel giardino di Askatasuna la destra dice che sappiamo tutti cosa succede: succedono incontri e dibattiti sull'antirazzismo, sul transfemminismo, sull'antirazzismo e feste come quella di Halloween, organizzata dal comitato dei genitori delle scuole".
"Si tratta di un tentativo importante che sta in parte funzionando - ha precisato il capogruppo del PD Claudio Cerrato - Il patto di collaborazione riguarda l'esterno e non è con gli occupanti, ma con un comitato di cittadini che sta facendo attività di carattere sociale nel giardino dell'edificio. Chi richiede sopralluoghi è solo per carattere politico: i consiglieri non possono effettuare sopralluoghi tecnici ma solo di carattere politico".
"La prospettiva europea - ha commentato la capogruppo di Torino Domani Tiziana Ciampolini - ci impone di investire sulla sicurezza urbana attraverso percorsi di collaborazione e non con politiche repressive, che non hanno impatto".