Cultura e spettacoli - 24 settembre 2024, 11:22

FILM - Limonov, la vicenda scandalosa del poeta sovietico radicale che divenne un barbone a New York

Una figura culturale diventata di spicco in Francia e un antieroe in Russia

Limonov, la vicenda scandalosa del poeta sovietico che divenne un barbone a New York

Limonov, la vicenda scandalosa del poeta sovietico che divenne un barbone a New York

La vicenda scandalosa del poeta sovietico radicale Eduard Limonov, che divenne un barbone a New York, successivamente una figura culturale di spicco in Francia e un antieroe in Russia. 

TITOLO: Limonov 

TITOLO ORIGINALE: Limonov 

PAESE DI PRODUZIONE: Italia, Francia, Spagna 

GENERE: Biografico 

ANNO DI PRODUZIONE: 2024 

CASA DI DISTRIBUZIONE: Vision Distribution 

REGIA: Kirill Serebrennikov 

CAST: Ben Whishaw, Viktorija Mirošničenko, Tomas Arana, Corrado Invernizzi, Evgenij Mironov, Andrej Burkovskij, Odin Lund Biron, Maša Maškova, Vadim Stepanov, Vlad Cenev, Sandrine Bonnaire, Céline Sallette, Louis-Do de Lencquesaing, Emmanuel Carrère, Donald Sumpter 

DURATA: 138 minuti 

RECENSIONE 

Il regista dissidente russo  Kirill Serebrennikov, arrivato al suo nono film, decide di raccontare la vita di un altro dissidente (il quale ha però sempre rifiutato questa definizione), ovvero il poeta russo Eduard Limonov. Limonov, liberamente tratto dal  rinomato romanzo biografico dello scrittore francese  Emmanuel Carrère, uscito nel 2011 e che ha fatto diventare molto popolare in occidente la figura di Limonov. 

La trama si basa soprattutto  sul racconto dei primi anni della sua giovinezza nell'Ucraina sovietica, dove è divenuto un poeta, proseguendo con gli anni americani a New York, dove  viveva come un barbone, fino ad arrivare agli anni della perestrojka di Gorbacëv. Limonov viene mostrato come un personaggio dalle mille sfaccettature ideologiche, che passa da essere un anarcho punk fino a diventare un tipico socialista sovietico e addirittura un nazionalbolscevico. Serebrennikov si concentra poi sul raccontare gli anni edonisti e libertini vissuti in America, che vengono contornati da una splendida colonna sonora composta soprattutto da canzoni di Lou Reed.

Il film però mostra in maniera un pò troppo frettolosa la parte della fondazione del Partito  Nazional Bolscevico, che Limonov ha creato insieme ad Aleksandr Dugin, uno dei filosofi ritenuti ispiratori di Putin. Questa parte viene narrata a un ritmo eccessivo e si ha la sensazione che il regista abbia bisogno di terminare il lungometraggio. Ci sarebbe invece stato bisogno di un approfondimento maggiore, visto che viene narrato un pezzo di storia russo post caduta del muro di Berlino e post caduta dell'Urss che successivamente avrebbe aperto, pochi anni dopo, all'arrivo al potere di Putin, del quale Limonov era oppositore ma sostenendone l'invasione della Crimea nel 2014, come molto probabilmente avrebbe anche sostenuto l'attuale guerra in Ucraina. 

Tutte le sfaccettature e le incongruenze ideologiche di Limonov Serebrennikov le usa come metafora per raccontare la Russia contemporanea, una Russia che Limonov incarna alla perfezione con un unico confuso, complesso miscuglio ideologico che a tratti appare quasi delirante. 

Voto: 3,5/ 5  

Davide Pistarino

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