Attualità - 24 settembre 2024, 07:40

Emergenza carceri: il racconto dell'ex detenuto e il ricordo di Azzurra, che si uccise a Torino

L'incontro in Circoscrizione 3 col Garante dei detenuti sul tema dei suicidi in carcere

Emergenza carceri: il racconto dell'ex detenuto e il ricordo di Azzurra, che si uccise a Torino

Si parla di emergenza carceri, anche se ormai più che un'emergenza è un problema strutturale. A fare da spia è il numero di suicidi: sono già 73, più 6 degli agenti penitenziari, quelli nei primi 9 mesi del 2024. Il triste primato è del 2022, quando si tolsero la vita 85 persone, mentre nel 2023 furono 70. Torino in questo è una delle città peggiori: sono stati 4 i suicidi del 2023 e sono 2 quelli dell'anno in corso.

Il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale è una figura istituita dal Comune di Torino - sono 12 in tutto il Piemonte, uno per ogni città dotata di carcere - che monitora la situazione all'interno dei luoghi di detenzione e ha, tra gli altri compiti, quello di sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema. Da qui l'iniziativa con la Circoscrizione 3, per parlare della delicata condizione dei suicidi in carcere, in particolare della casa circondariale Lorusso Cutugno. Dalla serie di iniziative, la Garante Monica Cristina Gallo raccoglierà le testimonianze e gli interventi da presentare sottoforma di documento al Governo, accusato di non aver compiuto nessun passo verso la risoluzione dei numerosi problemi delle carceri italiane.

Un ricordo particolare è stato quello per Azzurra Campari, la 28enne che si è tolta la vita poco più di un anno fa nel carcere di Torino, con Elisabetta Baro di Teatro e Società che ha recitato una lettera che avrebbe potuto aver scritto Azzurra, grazie anche all'aiuto della madre. Azzurra era stata trasferita da Genova a Torino da due settimane quando si è suicidata, impiccandosi nella cella di isolamento. Era stata condannata per piccoli reati risalenti a 10 anni prima ed era stata in cura al Sert per disturbo borderline e una psicosi. Non avrebbe dovuto essere in un carcere né tanto meno in isolamento. A Torino non era stata aiutata ma lasciata sola. "L'11 agosto me ne sono andata, pagando con la mia vita la fuga da quell'inferno", conclude la recita.

Proprio sull'isolamento e sui suicidi in carcere ha portato la sua testimonianza Alessandro Zanirato, un ex detenuto nel carcere di Torino che si trovava vicino al 38enne originario del Pakistan che si impiccò col lenzuolo il 24 luglio del 2022. "Abbiamo sentito i rantoli - ha ricordato - ma non è morto subito. Le guardie la notte non hanno le chiavi della cella ma solo dei reparti, il tempo di andare a prenderle ed è morto. Era un signore pakistano che aveva venduto tutto per venire in Italia, che pensava essere il paese dei balocchi. Ci dovrebbe essere un medico per sezione, invece prima deve arrivare l'infermiera, poi il medico e passa un'ora e mezzo". Alessandro è stato tenuto due mesi in isolamento per una presunta infezione da scabbia, che alla fine non aveva, mentre una volta stava davvero male e per essere visitato ha dovuto ingoiare due batterie. "Ho dovuto ingerire due pile per essere ricoverato - ha raccontato - perché stavo male ma i medici potevano intervenire solo nelle situazioni di emergenza. Il carcere di Torino è uno dei peggiori per le condizioni igieniche e l'assistenza sanitaria è ciò che denuncio di più. Gli agenti, alcuni sono educati e ti aiutano, con l'esperienza sanno come parlarti, ma altri ti trattano come un animale. Un gennaio volevo dare fuoco alla cella per il freddo, non c'erano le coperte termiche e avevamo solo le divise leggere".

Francesco Capuano

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A SETTEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
SU