Eventi - 23 settembre 2024, 10:24

Festival delle Migrazioni: 6mila presenze in 5 giorni, pienone per Barbero. Prossima edizione a settembre 2025

Spiegano i direttori: "Anno dopo anno cerchiamo di aggiungere un tassello per ampliare la riflessione e il confronto intorno al tema della migrazione"

Festival delle Migrazioni: 6mila presenze in 5 giorni, pienone per Barbero. Prossima edizione a settembre 2025

Si è conclusa ieri, domenica 22 settembre, la sesta edizione del Festival delle Migrazioni di Torino, con l'incontro tutto esaurito all’ex Cimitero di San Pietro in Vincoli che ha visto in dialogo il professor Alessandro Barbero e il musicista Thoni Sorano, seguito dall'anteprima assoluta del concerto Bonds – Across Music Lines.

Con un totale di 6.000 presenze in cinque giorni, sono tanti gli eventi che hanno registrato un gran numero di partecipanti: dalla Cena delle Cittadinanze di sabato sera, il tradizionale momento conviviale che vede le persone condividere il cibo portato da casa o i piatti proposti dalle cucine di tutto il mondo all’incontro Notizie dalle frontiere, durante il quale attivisti e volontari hanno fatto il punto sullo stato delle rotte migratorie in Italia; dagli appuntamenti che hanno inquadrato la situazione attuale rispetto ai CPR e ai minori migranti non accompagnati al reading di Giulio Cavalli A casa loro.
 
Il festival si è aperto sabato 18 settembre, con l’inaugurazione della mostra Sguardi plurali sull’Italia plurale, prima tappa di un tour che la vedrà esposta in tutta Italia e che rimarrà visitabile negli spazi di San Pietro in Vincoli fino al prossimo venerdì 4 ottobre. A seguire il reading collettivo Gaza Ora. Messages from a dear friend, una sessione di letture tratte da resoconti e aggiornamenti da Gaza: un momento significativo ed emozionante, a cui hanno preso parte tra gli altri Sergio Ariotti, Lorenzo Bartoli, Valerio Binasco, Barbara Mazzi, Fausto Paravidino. La questione israelo-palestinese è stata anche il tema del partecipato incontro Medio Oriente. Per una pace possibile attraversando il conflitto.
 
Il programma si è sviluppato intorno al tema di quest’anno, Equilibri, disequilibri, cadute, una lente attraverso cui indagare i principali aspetti che caratterizzano il fenomeno migratorio. Nella giornata di giovedì, il cinema è stato lo strumento per mettere a confronto al Polo del ‘900 le migrazioni di ieri e quelle di oggi, grazie agli incontri organizzati con Lingua Madre, l’Associazione Almaterra e l’Associazione Museo Nazione del Cinema; mentre ci si è concentrati sull’attualità negli incontri dedicati alle difficoltà incontrate dai residenti asilo LGBTQIA+, alla salute riproduttiva delle donne in Angola, all’importanza strategica del territorio africano nelle dinamiche internazionali, ai punti in comune che frontiere molto distanti geograficamente tra di loro condividono. Le parole, la voce, la lingua madre e la loro esplorazione sono stati al centro dei workshop condotti rispettivamente dall’artista Wissal Houbabi (in collaborazione con Fieri) e dal mediatore interculturale Anas Mghar (in collaborazione con Fondazione Sandretto Re Rebaudengo).
 
Il territorio a cui è stato dedicato un focus tematico in questa edizione è stato il Senegal. In questi cinque giorni il pubblico ha potuto scoprire parte della sua tradizione artistica, con lo spettacolo Thioro. Un Cappuccetto Rosso senegalese, il concerto di Ibson Daone, il reading di Vincenzo Maria Oreggia. La cultura gastronomica di questo Paese ha avuto un ruolo di rilievo durante la Cena delle Cittadinanze, mentre le questione politiche e sociali che lo riguardano sono state affrontate nell’incontro Senegal: land grabbing e nuove forme di colonialismo.
 
Gli spettacoli teatrali, sei in totale, hanno raccontato il tema delle migrazioni sotto diversi punti di vista: con A casa loro, monologo scritto da Giulio Cavalli e Nello Scavo, è stato  mostrato il lato umano delle migrazioni; la performance di Sara Beinat, Quel giorno che ci si veda ancora, si è ispira alle lettere degli migranti italiani custodite presso l'ISREC di Bergamo ed è stato replicato per una persona alla volta per oltre cinque ore nella giornata di sabato. La favola ambientata in fondo al mare Shuma, ha emozionato gli spettatori più piccoli e non solo, con una storia che prende spunto da un fatto di cronaca: il ritrovamento di un ragazzino del Mali con una pagella cucita nella giacca dopo il naufragio del 18 aprile 2015.
 
“Anno dopo anno cerchiamo di aggiungere un tassello per ampliare la riflessione e il confronto intorno al tema della migrazione”, commentano la direttrice Gabriella Bordin e i direttori Beppe Rosso e Simone Schinocca. “Delle migrazioni si parla sempre in modo distorto, senza entrare nel cuore delle storie delle persone. Il festival propone una narrazione diversa: vengono esplorate le criticità, ma ci si sofferma anche sulle opportunità che il fenomeno migratorio offre. Per questo ribadiamo che l’impegno in un racconto più onesto, che contribuisca al superamento degli stereotipi, è uno dei cardini del nostro evento. Varie sono le anime del Festival delle Migrazioni, e per realizzare questa contro-narrazione le utilizziamo tutte: dal teatro al cinema, dagli incontri ai momenti di convivialità”.

Il Festival delle Migrazioni 2024 è stato ideato e organizzato dalle compagnie teatrali Almateatro, A.M.A. Factory e Tedacà, è sostenuto da Fondazione Compagnia di San Paolo (maggior sostenitore), Otto per Mille Chiesa Valdese, Ministero della Cultura – Direzione Generale Spettacolo Città di Torino, patrocinato da Città di Torino, Circoscrizione 7, Ordine dei Giornalisti e Ordine degli Assistenti Sociali.

L’appuntamento con la prossima edizione è fissata per settembre 2025.

comunicato stampa

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