Cultura e spettacoli - 02 settembre 2024, 18:44

Continuano le proteste ambientaliste contro il Festival: "No Todays alla Confluenza, né ora né mai"

Ultimo giorno di Festival al parco della Confluenza. Numerose le contestazioni contro l'amministrazione Lo Russo: " La giunta PD si approfitta delle Aree verdi"

Continuano le proteste ambientaliste contro il Festival: "No Todays alla Confluenza, né ora né mai"

Ultimo giorno di musica e party per il Todays Festival, con in programma il concerto dei Massive Attack, ma non ultimo giorno di contestazioni da parte di comitati e ambientalisti. Infatti sono stati in molti oggi, con appuntamento dal lato verde di piazza Sofia, si sono ritrovati per protestare contro la kermesse. Quest'ultima considerata un problema per la fauna e l'ecosistema del parco che ospita l'evento, il parco della Confluenza.

Al centro del mirino durante tutta la manifestazione è stata l'amministrazione Lo Russo, accusata, come si sentiva dalle voci dei contestatori, di aver realizzato un vero e proprio "scempio ambientale". Complice per gli ambientalisti anche il partito Sinistra Ecologista, i cui componenti nel corso della protesta sono stati definiti "falsi ambientalisti", colpevoli di aver permesso lo svolgimento del festival all'interno del Parco.

Oltre un mese di proteste, tutte provenienti dai tanti comitati ecologisti e di cittadinanza attiva, formati nel corso degli anni proprio in opposizione alle scelte della città sulle manovre ambientali. Tra le principali azioni durante la protesta sono state la consegna di volantini, ma soprattutto duri attacchi da parte dei manifestanti con i megafoni.

Tra i presenti vari comitati e partiti politici: No Todays al Parco della Confluenza, Comitato Salviamo gli Alberi di corso Belgio, Salviamo il Meisino, OST Barriera, Potere al Popolo - Torino, Ecoresistenze per Cambiare Rotta, Salviamo il Paesaggio - Torino, Gruppo Alberi Urbani, Comitato Difesa del Parco della Pellerina, Assemblea Pellerina No Ospedale nel Parco, Cambiare Rotta Torino, OSA Torino, Circolo L'Aquilone Torino Legambiente, Legambiente Metropolitano Torino e area metropolitana.

"Un festival che non ha mai dato fastidio a nessuno e che è sempre stato fatto altrove. Ma l'associazione a cui è stata affidata l'organizzazione ha totalmente trasformato l'evento. Tutto questo in un parco vicino a quello del Meisino, considerato 'zona speciale' - ha dichiarato Niccolò, componente del partito Potere al Popolo - Aree che anziché venire protette vengono usate per la speculazione edilizia. L'amministrazione a guida PD, con i suoi alleati, da anni si approfitta delle zone verdi per monetizzarcisi sopra. È ora di dire basta a tutto questo".

"Siamo qui l'ultima sera dell'evento, proprio oggi che è un giorno simbolico per il festival. Si chiude infatti in bellezza con il concerto più partecipato di tutti i precedenti, ma in un'area del tutto inadatta - ha detto Claudio, uno degli organizzatori della protesta - Si potevano fare scelte diverse ma l'amministrazione si è presa un parco con riserva naturale. Chiediamo che il festival in futuro venga fatto in un'altra area, consona al tipo di evento quale è".

"Questo festival non tiene conto dell'impatto ambientale che ha sulla natura del posto - ha spiegato una delle portavoci di Eco resistenza e cambiamo rotta - Inoltre la riqualificazione di Barriera grazie a questo evento non è veritiera, i biglietti costano troppo e gli operatori non sono pagati in proporzione al guadagno delle grandi aziende che hanno organizzato il festival".

"Oltre agli interessi il festival porta danni economici, i suoli alborei o le compensazioni non equivalgono ai servizi ecosistemici. Tra questi i tagli di alberi sani, il nostro compito è quello di denunciare questi enormi danni irreversibili - ha commentato il referente del comitato Salviamo gli alberi di Corso Belgio - Anche il caso di corso Belgio ha dimostrato un danno alla salute evidente, ma essendovi interessi più alti si cerca di mitigare la situazione diluendo le azioni nel temo. Queste sono enormi contraddizioni, questa è una crisi di democrazia evidente".

Marco D’Agostino

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