Cultura e spettacoli - 09 agosto 2024, 18:14

Il Vermouth, Torino, l’Italia: dal 1786 la storia del vino aromatizzato che ha unito il Paese

Un prodotto che dal capoluogo sabaudo è arrivato nei cocktail di tutto il mondo

bottiglie di vermouth

Il Vermout è il vino aromatizzato che ha "unito" l'Italia

Era il 1786 quando Antonio Benedetto Carpano portò sui tavolini dei caffè di piazza Castello il primo Vermouth. 

Una nuova bevanda che voleva unire in maniera trasversale diverse classi sociali ma anche uomini e donne. 

Composto al 75% da vino e da erbe tra cui l’artemisia, dal cui termine tedesco, vermouth, prende il nome, è uno spirits fortificato e aromatizzato grazie a cui sono stati realizzati cocktail come il Mi-To, l’Americano e infine il Negroni. 

“Fatta l'Italia, bisogna fare gli italiani” come diceva Massimo d’Azeglio. Sì perché, il Paese era di fatto unito solo geograficamente, occorreva consolidare l’unione nazionale tra cittadini di regioni diverse. Un modo per farlo erano proprio i prodotti alimentari.  

Il Vermouth era tra quelli. Inizialmente si beveva liscio, solo da Carpano a Torino, ma inizia a essere consumato sempre di più e si moltiplicano le aziende produttrici. A metà ‘800, c’erano più di quaranta distillatori e trenta liquidisti che facevano il vermouth, un successo che poi travalica i confini. 

Il primo passo in questa direzione unificatrice, venne fatto al tempo dell’annessione di Milano. In questo periodo nasce il primo cocktail, chiamato Milano-Torino, dall’unione tra il Vermouth rosso e il Campari. Un primo segno di come le sinergie portano a nuovi usi e costumi. Il cocktail è lo spritz del 1800 che si consuma in coppetta, ancora senza ghiaccio. 

La sua evoluzione, grazie alla soda e alle prime macchine per il ghiaccio, avviene con l’invenzione dell’Americano, inventato con ogni probabilità a Parigi in occasione dell’Expo del 1889.

Da vent’anni la capitale si era spostata a Firenze, una città non adatta, ma che era temporanea per permettere a Roma di diventare capitale del Paese, nel tentativo di unificare sempre di più l’Italia, da nord a sud. In questo periodo, il capoluogo fiorentino si trasforma, ospita i caffè e i viali tipici della tradizione sabauda torinese. In questo clima, nasce il Negroni, un cocktail inventato dal conte Camillo Negroni, il quale aggiunge alla ricetta dell’Americano, il gin.

All’epoca si beveva nei grandi caffè storici, che diventano spazi terzi per l’alta borghesia, come il Giacosa prima Casoni, aperto proprio da due torinesi. I caffè sono stati i posti in cui si è fatta l’Italia.

Questa cultura dei cocktail condivisi è il primo segno della nascita dell’Italia. Una tradizione che si è tramandata nel corso delle epoche e che ha visto il prosperare di aziende come Martini e Campari. Oggi, a distanza di secoli da quel primo Vermouth in piazza Castello, il Negroni ha unito tutta l'Italia e non solo: è il cocktail più bevuto al mondo.

Chiara Gallo

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