Il Mosaico medievale di San Salvatore è stato restaurato e sistemato nella sua nuova casa: il Museo Diocesano di Torino. Realizzata tra il 1170 e il 1190, questa importante opera si trovava nel presbiterio dell'antica basilica demolita nel Quattrocento per fare il posto all'attuale Duomo. Durante gli scavi del 1909 venne scoperta l'antica chiesa con parte del mosaico, che ebbe varie esposizioni fino al 2015, anno in cui fu rimosso per essere conservato nel Museo di Antichità.
Il Mosaico rappresenta una mappa del mondo, come immaginato all'epoca, intrecciata con l'immagine della Ruota della Fortuna, iconografia di origine pagana. Un grande cerchio che rappresenta l'Oceano circonda il mondo - ovvero i tre continenti Europa, Asia e Africa separati dal Mar Mediterraneo e dai fiumi Don e Nilo - insieme ai dodici venti, dei quali purtroppo restano poche tracce. All'interno, animali reali e fantastici come gru, leoni, grifoni e una sirena. Al centro, invece, la Fortuna che determina la buona e la cattiva sorte delle persone. Una scritta invitava a riflettere sulla fugacità della vita e sul destino.
"Questo è l'ultimo dei restauri subiti nei 115 anni dalla scoperta del Mosaico - ha spiegato Tiziana Sandri, responsabile del reparto restauri dei Musei Reali di Torino - con una storia conservativa molto travagliata e ci stupisce che sia arrivato in buono stato. Nel 1909 avevano già compreso l'importanza di questo ritrovamento, lasciandoci testimonianze particolari come descrizioni, disegni, fotografie, evitando la dispersione di molti frammenti durante i trasporti".
Il restauro dell'opera ha coinvolto varie realtà a partire dai Musei Reali, la Consulta per la valorizzazione dei Beni Artisti e culturali di Torino il Museo Diocesano, che ospita il Mosaico, e Reale Mutua.
"Questa città ha una tradizione di collaborazioni interistituzionali - ha sottolineato il direttore del Museo Diocesano di Torino Paolo Messina - originata dalla storia di questa città di dover affrontare i problemi sopravvivendo ai grandi blocchi come il Regno Francese e l'Impero Asburgico, dovendo trovare soluzioni".
"È un periodo in cui bisogna trovare sinergie tra istituzioni diverse per recuperare lavori artistici - ha proseguito l'Arcivescovo di Torino Mons. Roberto Repole - nati in contesti in cui non c'era bisogno di sinergie perché la società civile e cristiana erano un tutt'uno. Oggi lavoriamo insieme per recuperare un patrimonio storico che non è soltanto della Chiesa, importante in un periodo in cui sembra che solo lo sviluppo scientifico e tecnologico sia il futuro. Non mi stupisce che il Mosaico abbia al centro un simbolo di radici pagane che è la Fortuna: dove è arrivato il cristianesimo ha fatto un processo di recupero di elementi non cristiani".