Il mattone torinese diventa più caro, ma le case si comprano e si vendono sempre di meno. Lo dice il nuovo borsino di Fimaa Torino e provincia. Se infatti il valore medio al metro quadro è salito a 2.256 euro al metro quadro, con una crescita del 2,5%, le compravendite sono scese del 7,1% rispetto al 2022. Se ne sono registrate meno di 15mila.
Situazione che si fa ancora più grave nell'area metropolitana, dove si sfiora la doppia cifra (-9,8%). E un certo calo si sta manifestando anche nell'inizio del 2024, anche se con andamento più stabile.
Un mix di effetti combinati
"Ci sono effetti combinati a cominciare dall'aumento dei tassi di interessi, che ha scoraggiato gli acquisti - dice Franco Dall'Aglio, presidente di Fimaa Torino e provincia - ma ha pesato anche l'inflazione, che ha visto effetti anche del Superbonus sui lavori di ristrutturazione".
"Speriamo che l'inversione di tendenza sui tassi possa avere effetti, ma non prima del 2025", aggiunge.
Si vende poco, in città
A soffrire, in particolare, la cosiddetta zona "nuova Torino", ovvero le zone Cit turin, San Paolo, Crocetta e San Salvario. Qui il mercato ha registrato un calo di passaggi di proprietà dell'11,8%. Giù anche la periferia Sud Ovest (-9,3%), cosi come la Vecchia Torino, con un -9,1% per San Donato, Valdocco, Rossini, Porta Palazzo e Vanchiglia. Cala anche la collina con l'Oltrepo (-4-5%). Giù pure la Torino nord (-3,8%) e il centro storico (-1,5%).
La cintura non fa eccezione, anzi soffre ancora di più: male la cintura ovest (-16,7%), la collina (-15,3%) e la cintura Sud (-14%). "In questo caso è scemato anche l'effetto della domanda fuori Torino che era stato alimentato dalla pandemia".
Ma non è sempre questione di prezzi
Ma non sempre il calo delle vendite fa rima con l'aumento dei prezzi al metro quadro. Sono infatti di segno negativo i valori di Torino Nord, la cintura ovest e alcune zone montane a Nord e a Ovest.
Le uniche aree in controtendenza, nel Torinese, sono l'Eporediese (+4,5%) e l'area sciistica (+2,7%).
"No ai negozi-casa"
Più vivace il mercato di uffici e negozi, che ha visto compravendite in aumento del 4,7% con quotazione media di 1.423 euro. Anche se la tendenza a trasformare negozi in case non trova grandi consensi. "Bisogna analizzare zona per zona. Dove c'è encefalogramma piatto è giusto pensare ad altro, ma ci sono aree in cui è importante sostenere il commercio - dice il presidente Dall'Aglio - Bisogna trovare agevolazioni fiscali e pensare alla cedolare secca per i proprietari perché i negozi sono servizi, ma anche presidi di legalità contro il degrado".
"Magari innescando un circolo virtuoso di affitti brevi legati agli eventi, così da tentare di riaprire anche negozi chiusi da tempo", aggiunge.
Effetti negativi anche per le cosiddette plusvalenze sulle vendite di edifici oggetto di interventi si ristrutturazione. "Ho già incontrato vendite sospese per avere maggiore chiarezza sul tema del Superbonus - ammonisce Dall'Aglio - Siamo di fronte a una decisione tutta sbagliata e che non può avere valori retroattivi".