Non solo la preghiera in sé, non solo i contenuti. I momenti di preghiera tenuti da Imam islamici presso le Università di Torino danno origine in queste ore a un'altra polemica. Quella sul posto riservato alle donne, separate da una rete e messe da parte.
La segnalazione del ministro Roccella (e Concia)
A farsene portavoce è la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, che ha segnalato la situazione sul proprio profilo Facebook. "Qualcuno, osservando bene le foto scattate durante il famigerato sermone dell'imam all'università di Torino, si è accorto che c'è una rete che segrega le ragazze". E svela anche di chi si tratta: "È stata Paola Concia (ex parlamentare Pd) che con sguardo attento ha notato il fatto e ha provato a renderlo pubblico, a sollecitare l'attenzione delle studentesse, delle associazioni transfemministe, dei movimenti che contestano e protestano a favore di una Palestina 'libera dal fiume al mare'. Nella foto si vede con chiarezza la rete, che a Torino, nell'università, separa rigorosamente maschi e femmine, con le ragazze in posizione più defilata, e l'imam che parla rivolto agli uomini".
"Come ci si può definire femministe, in questa situazione?"
Da questa constatazione, la ministra trae un interrogativo: "E allora, pensando a questa e a tutte le cose successe in questi mesi, non posso non ripetere una domanda urgente, che più volte ho fatto, e che continua a rimanere senza risposta: come si fa a dirsi femministe non pronunciando mai una parola di dissenso contro la peggiore violenza patriarcale, come si fa a parlare di violenza contro le donne stendendo un velo di silenzio sulle donne stuprate da Hamas, come si fa a dirsi solidali con i palestinesi senza dire una parola su quello che le donne palestinesi subiscono?". E ancora: "Se ci si proclama dalla parte delle donne, bisogna ricordarsi innanzi tutto di quelle che vengono segregate, di quelle che vengono stuprate, di quelle che si ribellano come in Iran, di quelle che in Italia vengono cacciate dai cortei perché ebree. Di quelle che a Londra, come è successo in questi giorni, vengono aggredite dai pasdaran mentre manifestano contro una commemorazione del defunto presidente iraniano, responsabile di condanne a morte per le ribelli iraniane. E invece nei confronti di queste brutali forme di patriarcato assistiamo solo a silenzi compiacenti quando non ad aperto sostegno. Il femminismo qui non c'entra niente: care ragazze, meglio definirsi in altro modo e ammettere che della libertà delle donne, di tutte le donne, non vi importa granché".