"Il caso Mirafiori? Non dipende dagli incentivi. Bisogna guardare la realtà". Sono bacchettate nemmeno troppo velate, quelle che il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha riservato a Stellantis in occasione della sua visita a Torino per l'avvio della Fondazione per l'Intelligenza artificiale (dedicata proprio ad automotive e aerospazio).
Il Piano incentivi alla Corte dei Conti
Dunque, il Governo si smarca dallo stop che ha chiuso lo storico stabilimento di Torino, con la "colpa" fatta ricadere proprio sui ritardi degli incentivi pubblici: "Il Piano incentivi è al vaglio della Corte dei Conti, visto che le procedure coinvolgono a monte la ragioneria dello Stato, poi i ministeri coinvolti e infine proprio la Corte dei Conti".
"Mirafiori paga il crollo di Maserati in Cina e della 500bev in Europa"
Ma, come detto: "Il caso Mirafiori non c'entra nulla con gli incentivi, visto che produce anche Maserati: un'auto di alta gamma che noi non possiamo certo incentivare. Noi incentiviamo le auto di largo consumo. Produce anche la 500elettrica che lo scorso anno è stata venduta in Italia in 2118 esemplari, con gli incentivi. E' stata concepita per i mercati esteri: la qeustione di Mirafiori riguarda il crollo delle vendite di Maserati in Cina e il calo delle vendite della 500 elettrica nei mercati europei dove venivano vendute. Questo è parlare con chiarezza della realtà".
Dialogo continuo con Stellantis: "Servono più modelli a Mirafiori"
Ma intanto l'esecutivo non abbassa la guardia su Stellantis: "Abbiamo un confronto continuo con il Gruppos per delineare tutte le condizioni per raggiungere l'obiettivo di un milione di veicoli prodotti in Italia nel più breve tempo possibile, invertendo la rotta del declino industriale che purtroppo l'automotive sta vivendo negli ultimi anni". E aggiunge: "Stellantis deve definire un piano industriale che riaffermi le sue radici italiane: questo riguarda Mirafiori, per arrivare almeno alla produzione di duecentomila auto, anche con altri modelli, quello che serve al sistema automotive piemontese, così come negli altri stabilimenti italiani". "Abbiamo allocato risorse importanti per chi vuole investire in Italia, anche attraverso il Pnrr".
Produttori cinesi? "Ci lavoriamo da un anno, siamo anche andati a Pechino"
Su possibili nuovi costruttori, magari cinesi, in Italia (prospettiva tanto osteggiata dal ceo di Stellantis Carlos Tavares, in tempi recenti), Urso ribadisce: "Lavoriamo a questa strategia da oltre un anno, non in maniera estemporanea, sulla base di analisi molto chiare. L'Italia è il Paese che ha il più ampio divario in Europa tra auto prodotte e auto immatricolate: dobbiamo colmare questo divario perché non fa onore alla storia dell'auto italiana. E abbiamo uno straordinario sistema della componentistica e penso che, per la qualità che esprime, si tratti del migliore in Europa. E' un mercato aperto e un sistema industriale particolarmente favorevole a chiunque voglia realizzare auto o veicoli nel nostro Paese, ovviamente con la componente italiana e che possano fregiarsi, loro sì, del simbolo del made in Italy. E' un progetto molto chiaro, fin dalla prima riunione del tavolo automotive. E una delegazione del ministero, a questo proposito, è stata a Pechino incontrando diverse case automobilistiche che hanno manifestato intenzione di investire in Europa. E dunque l'Italia è potenzialmente cornice in cui investire, non solo per i cinesi".