“Riportando tutto a casa” dei Modena City Ramblers è sicuramente uno degli album italiani più iconici e amati degli anni '90: un album capace di risvegliare le coscienze politiche di un'intera generazione di ragazzi di sinistra, disillusa da una “prima Repubblica” affossata da Tangentopoli e in attesa di essere travolta dall'onda berlusconiana, e di diffondere contemporaneamente la musica e la cultura irlandese abbracciando la grande “lezione” combat folk di Shane MacGowan e dei suoi Pogues con il grande “deus ex machina” Bob Dylan a supervisionare.
A 30 anni di distanza dall'uscita del disco (e a quasi 20 anni dall'inizio della sua carriera da cantautore “solista”), l'ex cantante della band Stefano “Cisco” Bellotti ha deciso di riportare in tour quei pezzi non solo come “operazione nostalgia”, ma anche per riunirsi in allegria intorno a note e tematiche care e quantomai attuali. Cisco e la sua band saranno in concerto stasera all'Hiroshima Mon Amour di Torino: a poche ore dal live, sold out da molte settimane, lo abbiamo raggiunto per carpirne aspettative, emozioni e sensazioni.
Cisco, questi 30 anni sono letteralmente volati: perché ha ancora senso cantare e suonare i pezzi di “Riportando tutto a casa”? (guida all'ascolto: “Ahmed l'ambulante” e “Canto di Natale”)
Cantare e suonare quei pezzi ha la stessa e identica valenza che aveva 30 anni fa perché certe tematiche sono ancora attualissime: basti pensare a come viene trattata l'immigrazione, alla politica che non fa quello che dovrebbe fare e ai politici che invece di fare i politici fanno i giullari e i comici portandoci ad avere un paese ancora più arretrato. Su certe cose il mondo non è affatto cambiato, anzi, possiamo dire sia addirittura peggiorato.
Come racconteresti quel periodo, storico, politico e musicale, ai ragazzi di oggi? (guida all'ascolto: “Bella Ciao”)
È molto difficile perché, per altri aspetti, il mondo è invece cambiato completamente. All'epoca noi andavamo in giro senza cellulari e senza navigatori satellitari, ma le cose le facevamo comunque perché c'erano locali dove si suonava e gente interessata a venire ad ascoltare i concerti anche senza internet. Adesso abbiamo tutto a portata di device ma, nonostante tutto, abbiamo il dovere di trasmettere ai ragazzi la voglia di godersi gli attimi e il piacere della scoperta che avevamo noi.
Sono passati 30 anni anche da quei 40 anni che segnavano il confine tra la prima e la seconda Repubblica: dal tuo punto di vista, come siamo messi a democrazia? (guida all'ascolto: “Quarant'anni”)
Nonostante si spinga molto sul tasto del neofascismo, personalmente non vedo particolari allarmi democratici, ma solo dei cialtroni che scambiano il potere politico per potere personale con l'obiettivo di fare i propri interessi. Purtroppo questa è sempre stata la storia della democrazia e dobbiamo fare i conti con quello che abbiamo, non esistono figure neanche lontanamente paragonabili ad Enrico Berlinguer, Aldo Moro o Sandro Pertini. Mi ha stupito, però, il fatto che la prima premier donna in Italia sia stata espressa dalla destra: in questa sua battaglia storica, la sinistra ha perso 3-0 a tavolino.
Visto che l'hai citata: la figura di Berlinguer viene ricordata, spesso a sproposito, da tutte le parti politiche: cosa ne pensi a riguardo? (guida all'ascolto: “I funerali di Berlinguer”)
Avete presente la meravigliosa foto di Luigi Ghirri che lo ritrae di spalle, alle festa dell'Unità di Reggio Emilia, con tutta la folla ad ascoltarlo? Ecco, in quella folla c'eravamo anche io e i miei genitori. Sono molto legato alla sua figura perché era come se facesse parte della nostra famiglia, perché quando parlava il segretario bisognava stare zitti e ascoltare. Oggi, invece, ci troviamo di fronte ad una classe politica totalmente inadeguata e inghiottita dal nuovo modo di comunicare dettato dai social; sinceramente faccio molta fatica ad individuare una persona con il carisma e la morale necessaria a guidare partiti, movimenti e idee.
“Riportando tutto a casa” ha anche una copertina molto eloquente, con al centro una prima pagina del Manifesto in cui campeggiano la foto di Berlusconi e il titolo “Il cavaliere nero”. Dovesse uscire ora, che foto metteresti e con quale titolo? (guida all'ascolto: “Contessa”)
Scherzando si potrebbe pensare a una “regina nera”, ma spererei di non essere costretto a rimpiangere il ventennio berlusconiano.
Il disco è anche una dichiarazione d'amore verso l'Irlanda: cosa rappresenta per te oggi? (guida all'ascolto: “In un giorno di pioggia” e “Il bicchiere dell'addio”)
L'Irlanda resta un bel ricordo, ma quella che ho conosciuto io non esiste più. All'epoca aveva il grande pregio e il grande difetto di aver evitato la rivoluzione industriale, restando una terra ricca di pascoli e allevamenti con città simili a grandi paesoni, mentre oggi è uno stato modernissimo dove le multinazionali investono e dove girano un sacco di soldi. Per rendere l'idea: nel 1990 c'erano ancora i carri trainati da cavalli che andavano a rifornire i bar di birra, adesso è considerata una piccola New York europea. Detto questo, anche se la sento lontana continuo a portare nel cuore la sua musica, la sua cultura e le sue tradizioni.
E poi c'è Bob Dylan... (guida all'ascolto: tutto l'album)
“Riportando tutto a casa” non è altro che la traduzione letterale di “Bring it all back home”. Bob Dylan è un maestro che veglia su tutti noi dall'alto della sua grande storia, ogni volta che salgo sul palco un pensiero a lui lo mando sempre.
A proposito di maestri e di Irlanda, a pochi mesi dalla sua scomparsa non possiamo non ricordare Shane MacGowan (guida all'ascolto: “Morte di un poeta”)...
Verso la fine degli anni '80 è stato in grado di scatenare una rivoluzione dentro di me, metallaro convinto e fan di gruppi come Metallica Slayer ed Anthrax. “If I should fall from Grace with God”, quarto album dei Pogues, fu un vero e proprio treno in faccia che cambiò il mio mondo permettendomi di scoprire la musica irlandese. Se ci fate caso molti testi dei Modena degli esordi, e soprattutto quelli di “Riportando tutto a casa”, sono ispirati alle canzoni e alle liriche di Shane, così come altrettante parti strumentali sono rubate ai Pogues che a loro volta le avevano rubate ai brani tradizionali; durante il concerto ci sarà molto di lui e faremo una nostra versione di “If I should fall...” omaggiandolo come si deve.
A proposito, come sarà il concerto? Resterete fedeli alle versioni su disco o proporrete qualcosa di diverso? (guida all'ascolto: “Tant par tacher - The atholl highlanders” e “Delinqueint ed Modna”)
Cinque elementi della band su 8 sono ex musicisti dei Modena City Ramblers di quel periodo (oltre a Cisco ci saranno Marco Michelini al violino, Roberto Zeno alla batteria, Arcangelo “Kaba” Cavazzuti alle percussioni e Luciano Gaetani al banjo e al bouzouki, ndr), quindi resteremo abbastanza fedeli agli arrangiamenti originali cambiando solo qualche strumento. Per quanto riguarda la scaletta, suoneremo quasi tutti i pezzi di “Riportando tutto a casa” e molti de“La grande famiglia”, aggiungendo un paio del mio repertorio solista. Quella di stasera sarà la serata giusta per chi vuole fare un salto nel passato, con un po' di nostalgia ma con una gran voglia di divertirsi e far festa rivivendo quegli anni.
Concluderei, ispirandomi a uno dei vostri “inni”, chiedendoti un invito alle nuove generazioni a non restare indifferenti... (guida all'ascolto: “The great song of indifference”)
Basterebbe citare Antonio Gramsci con il suo scritto “odio gli indifferenti”, ma vado oltre dicendo che se non si è partecipi di quello che ci accade intorno ci sarà sempre qualcuno che se ne approfitterà. Se vogliamo migliorare la società, l'Italia e il mondo intero, l'esigenza è quella di non essere indifferenti.