Attualità - 05 dicembre 2023, 15:15

Una targa in memoria delle 20 donne ebree arrestate nel 1943 nell'ospizio di via Ghedini

La proposta, sostenuta da PD e Sinistra Ecologista, arriva dall'Anpi per ricordare una storia poco conosciuta sulle deportazioni avvenute durante la Seconda Guerra Mondiale

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Una targa in memoria delle 20 donne ebree arrestate nell'ospizio di via Ghedini

Erano 20 donne ebree nell'ospizio di via Ghedini 6 (all'epoca via Como), in Barriera di Milano, e avevano tra i 65 e gli 85 anni. Furono arrestate in quanto ebree a dicembre del 1943 dalla polizia fascista di Salò, e rilasciate dopo una decina di giorni perché troppo anziane e malate. Ma il 7 marzo dell'anno successivo l'arresto venne ripetuto e stavolta non ci fu scarcerazione: sei di loro - Teresita Teglio, Sara Colombo, Rosa Vita in Finzi, Ercolina Levi, Eugenia Treves, Aida Sara Montagnana - furono deportate e uccise ad Auschwitz.

La storia riportata alla luce da Nicola Adducci

Probabilmente l'arresto coinvolse molte più persone, anche uomini, ma queste 20 donne sono le uniche di cui è rimasta traccia nei documenti del Carcere Le Nuove, dove furono rinchiuse. Per ricordare questa storia poco conosciuta, recentemente scoperta negli archivi dallo storico torinese Nicola Adducci, la sezione locale dell'Anpi ha chiesto di installare una targa commemorativa nei giardini di via Ghedini, a pochi passi dal luogo dell'arresto.

L'iniziativa è promossa, oltre che da ANED Torino e della Comunità Ebraica Torinese, dalle consigliere Nadia Conticelli (PD) e Alice Ravinale (Sinistra Ecologista) e dai rispettivi gruppi consiliari, che hanno proposto la posa della targa e l'intitolazione del giardino a una delle sei donne deportate alla Commissione Toponomastica, che dovrebbe approvare l'iniziativa entro la giornata della Memoria, il prossimo 27 gennaio.

Mercandino: "L'importanza di ricordare"

"I nomi di queste 20 donne rappresentano una realtà più complessa e più ampia - ha spiegato Claudio Mercandino della sezione 'Martorelli' di ANPI - un fotogramma di un'inquadratura che riprende anche uomini di cui non abbiamo traccia. Esistono i documenti delle donne perché la sezione femminile delle Nuove era affidati ai fascisti di Salò, mentre la sezione maschile era gestita dai nazisti che distrussero tutti i documenti al momento della fuga. Quasi sicuramente insieme a loro furono arrestati anche degli uomini di cui non c'è traccia, è una storia più grande di quello che sappiamo. Delle 20 donne, nove moriranno di stenti e malattie nei mesi successivi al primo arresto e sei sono quelle catturate e uccise ad Auschwitz. Delle altre cinque, una sicuramente si è salvata, di tre di loro c'è solo una traccia nel nome delle sepolture dei campi israelitici ma non sappiamo se siano loro o omonime. L'ultima potrebbe essere Eugenia Finzi in Valobra, una sopravvissuta dei campi di sterminio".

Conticelli: "Recuperare pagine di storia"

"Grazie ad ANPI per ricordare una pagina della storia della nostra città - ha dichiarato Nadia Conticelli - Qui accanto furono arrestate 20 donne ebree e 6 di loro furono deportate e uccise. Queste testimonianze, questi pezzi di storia sono rimasti un po' sconosciuti e quindi abbiamo proposto di mettere una targa a ricordo, la prima e magari non l'ultima di Torino Nord in ricordo della Shoah. Riteniamo che recuperare questa pagina di storia oggi acquisti un grande valore, sia come contrasto al pericolo di antisemitismo, che resta sempre in agguato, sia come restituzione della storia delle donne alla dignità della memoria collettiva. Pensiamo di scegliere uno dei sei nomi delle donne deportate per intitolare il giardino a una donna specifica, così da avere un nome e non parlare sempre di donne in maniera generica".

Ravinale: "Combattere ogni forma di discriminazione"

"Si tratta una storia poco conosciuta riscoperta in anni recenti - ha commentato Alice Ravinale - esemplificativa della realtà quotidiana del fascismo e del ruolo degli italiani nella Shoah. È una storia che deve continuare a guidare la nostra azione nel ricordo delle vittime, per questo è importante mettere la targa in un luogo come questo giardino frequentato da bambini e famiglie. È fondamentale non dimenticare, promuovere la conoscenza della Shoah e sostenere una cultura di contrasto all’odio e a qualsiasi forma di discriminazione, etnica, religiosa e di genere".

Francesco Capuano

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