Cultura e spettacoli - 08 ottobre 2023, 11:27

Portici di Carta 2023: Giorgio Pinotti, la voce italiana di Milan Kundera. “Tradurlo è un'impresa, ma ho capito il suo segreto” [INTERVISTA]

Il redattore capo di Adelphi ospite della manifestazione libraria: “Un’occasione fantastica che porta i lettori del il centro della città”

Giorgio Pinotti in primo piano

Giorgio Pinotti, ospite di Portici di Carta 2023

Incontri, talk e laboratori, Portici di Carta è tornato per un weekend dedicato alla cultura e soprattutto al mondo dei libri. Tra gli ospiti di questa edizione, anche Giorgio Pinotti, traduttore di alcune opere di Milan Kundera, cui è dedicata l’edizione 2023 della manifestazione libraria. 

 

Pinotti, cosa ne pensa di questo evento che anticipa la kermesse di maggio? 

Credo che qualunque manifestazione che avvicini il pubblico ai libri e agli scrittori sia un’occasione fantastica, soprattutto se è dentro la città. Se il pubblico dei lettori popola città è una cosa molto bella”.

 

Come è stato tradurre lo scrittore ceco autore di capolavori come L’insostenibile leggerezza dell’essere?
Kundera ha avuto una lunga schiera di traduttori che si sono avvicendati. Mi sono occupato della traduzione de L’ignoranza e di Un occidente prigioniero. Tradurre Kundera è un’impresa non semplice perché è vero che la sua lingua è di straordinaria chiarezza, limpidezza, trasparenza, ma ha una formazione da musicista, è un profondo conoscitore della musica, che si è servito della musica anche per l’architettura dei suoi romanzi. Quindi c’è una fortissima componente musicale che deve essere rispettata. C’è poi l’elemento della lingua stessa. Kundera una volta ha detto che il francese non è la sua lingua madre, ma è la lingua in cui si è rifugiato. Una lingua imparata può essere un rifugio una seconda patria, ma è una specie di perenne altrove. Egli stesso è perennemente altrove. Questo è un elemento di fascino, ma che complica certo il lavoro del traduttore”.

 

Kundera è un autore che ha affascinato diverse generazioni, piace molto anche ai giovani. Qual è il suo segreto?
Credo sia riuscito a trasformare il romanzo in un congegno perfetto in cui confluiscono molteplici tradizioni. C’è poi la capacità di fare del romanzo anche un congegno pensante capace di osservare la vita. Il romanzo per lui è l’ultimo osservatorio dal quale è possibile abbracciare la vita nel suo completo. Questo credo sia il suo segreto”. 

Chiara Gallo

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