“Trad u/i suoni d’Eurasia” è il titolo gioco di parole tra traduzione e tradizione degli oggetti in mostra al Mao fino al 1 settembre 2024.
Duemila anni di storia
Le opere provengono appunto dall’Asia occidentale, centrale e orientale e permettono di interrogarsi sulle interazioni con il continente Europeo nel corso dei duemila anni.
“Parla di un è normale contenimento in una struttura atemporale con pochissimi oggetti, concentrarsi sul particolare che porta all’universale” commenta il direttore Davide Quadrio. “Abbiamo lavorato solo su collezioni italiani su oggetti che provengono da tutto il mondo euroasiatico. Per parlare di culture lontane che ci appartengono”.
Focus su colore e materia
La mostra si concentra quindi sulla percezione sensoriale e si suddivide in aree tematiche con particolare attenzione con al colore e alla materia.
Dai rari esemplari di tiraz egizio, alle ceramiche del Golfo Persico, alle sete della regione della Sogdania, fino ai bruciaprofumi zoomorfi iraniani.
L'arte iraniana protagonista
Chiudono il percorso due opere site specific/ quella dell’artista iraniana Shadi Harouini, Mosadegh, che utilizza la parola scritta per connetter la storia del suo Paese con l’esperienza universale legata alla perdita alla repressione, alla guarigione e all’audacia, e quella di Anila Quayyum Agha, Shimmering Mirage (Black), un’installazione immersiva che riporta la mente alle atmosfere orientali dei rijad marocchini.
Per info: https://www.maotorino.it/it/