Eventi - 20 agosto 2023, 14:20

TOdays Festival sempre più internazionale, Gozzi: "Oltre il 50% del pubblico arriva da fuori"

Sold out gli abbonamenti da tre giorni. Biglietti acquistati da Spagna, Francia, Germania ma anche Australia e Stati Uniti

todays festival - foto di archivio

TOdays Festival sempre più internazionale, Gozzi: "Oltre il 50% del pubblico arriva da fuori"

Il TOdays Festival si prepara per la sua nona edizione all'insegna di musica, arte e spettacolo. Tre giorni di kermesse musicale diffusa nelle periferie della città che si terranno dal 25 al 27 agosto.  

"Sin dal 2015, il TOdays si concentra sul presente e sull’attualità - spiega il direttore artistico Gianluca Gozzi - Quello che vogliamo fare è una fotografia della contemporaneità sull'arte e sulla musica, cercando di fare conoscere qualcosa di nuovo al pubblico".

Con questo obiettivo è stato creato il cartellone che "vada oltre l’ordinario e il quotidiano".  

Tra questi spicca Christine And The Queens, vincitrice di sei Grammys, ha suonato su palchi quali il Coachella, e arriva per la prima volta in italia proprio sul palco del TOdays.

"Vogliamo mescolare quello che è stato con quello che verrà. Per questo consiglio di non perdere anche nomi quali Wilco, Verdena, e poi tante piccole chicche da scoprire che faranno parlare di sè". 

Unico festival in Italia con un equilibrio nella parità di generi in programma, quest'anno ospita una nuova sezione dedicata ai più piccoli con un appuntamento speciale domenica pomeriggio al Cecchi Point. Un evento gratuito per in stile Zecchino D'oro e con la presenza tra gli altri di artisti quali i Baustelle. 

L'anno prossimo si avvicina il decimo compleanno per Todays. "Sin dalla sua nascita difendiamo il progetto del festival, che è un'esperienza immersiva, in cui non è importante il nome dell'artista, ma tutta una serie di spunti che si susseguono sul palco". 

"Il festival nasce scardinando i paradigmi tradizionali con un evento a fine agosto, in periferia, in luoghi ex industriali, lontano dalle piazze auliche e con un biglietto popolare".

"Da subito si è imposto a misura d’uomo. Negli anni è cresciuto e abbiamo portato una quantità di band e di nomi che sono poi diventati famosi".

Ma in vista del decimo anniversario della manifestazione, il direttore resta con i piedi per terra. "Se organizzassimo un evento a livello europeo staremo già lavorano alla decima edizione, ma per necessità e per scelta siamo concentrati su questa edizione. Terminata questa, se ci saranno le condizioni, lavoreremo per una migliore edizione del prossimo anno".

Una tre giorni che attrae oltre il 50% di pubblico da fuori Torino. "Abbiamo pubblico dal centro e sud Italia, ma anche da Spagna, Francia, Germania, Svizzera, ma anche Inghilterra, Irlanda, America, Australia ed est Europa. Tutto questo senza fare campagna all’estero". 

L'edizione 2023 è già sold out per quanto riguarda gli abbonamenti dei tre giorni. "Solitamente ospitiamo dalle 10 mila alle 13 mila persone tutti gli anni, questo si prospetta non da meno" conferma Gozzi.

Il TOdays fa parte di quei festival territoriali, come il Kappa FuturFestival, che attraggono sempre più pubblico estero, dimostrando la capacità di Torino di ospitare i grandi eventi.

Da questa capacità ritrovata, nasce l'ipotesi di portare in città festival come il Primavera Sound. Ma c'è chi dice che prima occorre fare più rete tra i vari organizzatori dei festival e promuovere le eccellenze già presenti.

"La vera domanda è: abbiamo bisogno di qualcosa in più? Esiste questa domanda dal territorio? Credo sia fondamentale dopo il covid organizzare e proporre al pubblico progetti che rispondono a una domanda reale e concreta, altrimenti avremo più offerta della domanda, più gente che suona che gente che va ai concerti" commenta il direttore artistico. 

"Se diventa un’offerta extra che va a saturare un’offerta già esistente che potrebbe crescere, crea un modello che non serve". 

E sul fare rete aggiunge: "Le uniche reti che funzionano qui sono quelle spontanee, cioè che nascono da esigenze concrete, non sono quelle imposte dall’alto.  

Istituzione e soggetti privati possono lavorare per crescere ed esportare. Anziché importare un brand forse si dovrebbe lavorare sulle risorse e sulle eccellenze del territorio. Bisogna valutare davvero cosa interessa di più: il contenuto (cioè la cultura) o il contenitore (cioè il marchio)"

"Infine, occorrerebbe in italia cominciare a dare alle cose il loro nome. Un conto è intrattenimento, un altro è l’evento culturale che forma il pubblico. Quello è un lavoro diverso che nasce sul territorio e cresce con esso". 

 

Chiara Gallo

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