Dagli attentati di matrice rossa a quelli neri e degli anarchici, dagli anni di piombo fino agli episodi più recenti di matrice jihadista: Torino e il Piemonte hanno ricordato tutte le vittime del terrorismo durante una cerimonia che si è tenuta nella Sala Rossa del Comune.
Politici, associazioni e familiari delle vittime
Erano presenti le autorità cittadine a partire dal sindaco Stefano Lo Russo e dalla presidente del Consiglio Comunale Maria Grazia Grippo, oltre a consiglieri ed assessori. Per la Regione hanno partecipato l'assessore alla sicurezza e alle politiche giovanili Fabrizio Ricca e il vicepresidente del Consiglio Regionale e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione Daniele Valle.
Presenti, tra le associazioni, Asevit (Associazione Europea Vittime del Terrorismo) e Aiviter (Associazione Italiana Vittime del Terrorismo) con, rispettivamente, il presidente Giovanni Berardi e il consigliere Paolo Fossat. Il primo è il figlio del maresciallo ucciso in Corso Belgio nel 1978, mentre il secondo figlio del dipendente Fiat ferito a Rivalta nel 1975.
Grippo: "Non dimenticare il loro sacrificio"
"Grazie ai profili di queste centinaia di uomini e donne - ha dichiarato Maria Grazia Grippo - attraverso questi ritratti si è continuato a tramandare i sentimenti del Paese, che solo nel 2007 lo stato ha riconosciuto istituendo il Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo nella data dell'omicidio di Aldo Moro. Il capo dello Stato ha rimarcato come da allora si sia parlato di terrorismo e terroristi e di come sempre meno si parla della reazione che seppe mostrare la comunità nel suo complesso, a cominciare dai servitori dello Stato. Penso ad esempio a Oreste Leonardi, torinese a capo della scorta dell'Onorevole ucciso nell'agguato di via Fani il 16 marzo 1978. Mentre non sono mai mancati spazi nel dibattito per i brigadisti, non si è mai registrato a dovere il dolore delle vittime. Loro hanno fatto la storia d'Italia e non i terroristi, come ha ricordato Mattarella".
"I terrorismi accompagnano la nostra storia recente in maniera purtroppo costante - ha commentato il sindaco Lo Russo - con modalità e finalità apparentemente diverse ma accomunate da una caratteristica di fondo: la vigliaccheria. La vigliaccheria di colpire persone innocenti, di farlo da una posizione di privilegio, di colpire persone disarmate che non si aspettano di essere colpite. Questo è il filo che lega tutti gli atti terroristici di matrice eversiva di destra e di sinistra e di matrice religiosa".
Lo Russo: "Insegnare e ricordare ai giovani"
"Oggi ci svegliamo dopo settanta anni con una recrudescenza violenta relativamente a episodi che pensavamo di esserci lasciati alle spalle come quelli che stanno capitando in Ucraina", ha poi sottolineato il primo cittadino di Torino. "I nostri liceali hanno gli stessi programmi di storia che avevo io trent'anni fa, se arrivano a finire la seconda guerra mondiale è tanto e perdiamo gli ultimi settanta ottanta anni di storia, oggi questo non ha un senso. Questo paese è in ritardo, non sanno nulla della strategia della tensione, della recrudescenza del terrorismo islamico. Per questo giornate come questa e le istituzioni fanno un duplice lavoro con questi momenti di ricordo e di riflessione: da un lato ricordano la memoria di chi non c'è più e esprimono la solidarietà a chi ha subito un lutto e di chi ha vissuto tanti anni nel dolore, ma soprattutto forniamo uno strumento di comprensione a questi ragazzi, a questi giovani".
"Torino può essere un buon modello per socializzare questa consapevolezza e rendere i nostri giovani robusti, consapevoli e innamorati delle istituzioni che rendono possibile la gestione pacifica dei conflitti e rendono possibile vivere in pace nel nostro territorio", ha concluso Lo Russo.