Politica - 16 maggio 2023, 18:27

Crocifisso in Sala Rossa, Viale inizia lo sciopero della fame: “Non rappresenta tutti i torinesi”

Il consigliere comunale della Lista Civica per Torino “non ha digerito” la sospensione dell'audizione della Diocesi e attacca una parte del Consiglio Comunale senza risparmiare la maggioranza

silvio viale

Crocifisso in Sala Rossa, Silvio Viale conferma lo sciopero della fame

Silvio Viale “non ha digerito” la sospensione dell'audizione della Diocesi di Torino sulla delibera di modifica del Regolamento del Consiglio Comunale presentata con l'obiettivo di rimuovere il crocifisso dalla Sala Rossa: si può usare questa metafora culinaria per descrivere le ragioni che hanno spinto lo storico esponente radicale e attuale consigliere della Lista Civica per Torino a confermare e iniziare lo sciopero della fame annunciato ieri.

Critiche a una parte del Consiglio Comunale

La decisione di sospendere l'audizione della curia (in particolare di don Ermis Segatti, ndr) è arrivata dopo la Conferenza dei Capigruppo di venerdì scorso scatenando la reazione di Viale, che attacca una parte del Consiglio Comunale senza risparmiare critiche alla maggioranza: “L'audizione – ha commentato – ha creato imbarazzo in alcuni consiglieri comunali, i quali hanno spinto verso la sospensione utilizzando il pretesto di una discussione animata durante il quale ho alzato la voce. Sembrava un semplice blitz chiuso subito dopo, ma a meno di 24 ore dall'audizione la presidente Grippo ha comunicato alla Diocesi l'intenzione di sospenderla; ne riparleremo questo venerdì e, per l'occasione, ho preparato un elenco di confessioni religiose e organizzazioni che si occupano di temi religiosi e laicità”.

Viale ha inoltre esplicitato le domande che avrebbe posto ai rappresentanti della Diocesi senza la sospensione dell'audizione: “Avrei chiesto – ha proseguito – un parere sulla presenza di simboli religiosi e sulla mancanza di altri simboli religiosi oltre al crocifisso nella sala del Consiglio Comunale, che dovrebbe rappresentare una pluralità fatta di credenti e non credenti, atei e agnostici. Riconosco al crocifisso la sua dignità come simbolo di fede, ma ribadisco come non rappresenti tutta la comunità e come non sia una scelta condivisa quella di esporlo: per questo avrei voluto sentire la loro posizione in merito e sul fatto di valutare la possibilità di affiancarlo con altri simboli di altre religioni”.

Una battaglia portata avanti da 30 anni

Infine, Viale ha rivendicato ancora una volta la paternità della battaglia sulla rimozione del crocifisso: “In 30 anni – ha concluso – ho sollevato la questione per 3 volte: negli anni '90, durante l'amministrazione Fassino e ora, ma ogni volta noto una certa sudditanza nei confronti della chiesa. Voglio ribadire come anche chi è credente può essere laico, e la società deve essere laica”.

Marco Berton

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