Cultura e spettacoli - 11 maggio 2023, 07:08

Stefano Bessoni apre la sua Mole delle Meraviglie: “La storia di Adriana Prolo? Una fiaba novecentesca” [INTERVISTA]

Il regista racconta la fondatrice del Museo dei Cinema insieme ad altri quattro personaggi illustri con la mostra aperta fino all’11 settembre: “L’intelligenza artificiale strumento bellissimo e agghiacciante per il nostro lavoro”

stefano bessoni mole delle meraviglie

Stefano Bessoni apre la sua Mole delle Meraviglie

Per gli appassionati delle atmosfere e dei personaggi alla Tim Burton, alla Mole Antonelliana ha aperto la mostra di Stefano Bessoni il quale porta tutta la sua arte di regista, sceneggiatore e disegnatore al Museo del Cinema

Fino all’11 settembre al piano di accoglienza delle Mole Antonelliana, è allestita una Wunderkammer dal titolo “La Mole delle Meraviglie”. Un percorso con oltre 150 opere, tra burattini, illustrazioni, filmati, disegni che raccontano gli ambiti in cui si muove la sua ricerca espressiva: dalle fiabe al mondo della scienza, dalle illustrazioni all’animazione stop-motion e alla fabbricazione di puppets, fino al grande amore per il cinema.

Un immersione nel mondo di Bessoni che ha pensato il percorso ispirandosi a cinque figure illustri, AntonelliProloDarwinLombroso e Greenaway, unite fra loro a un unico fil rouge: raccogliere e catalogare oggetti e idee per realizzare progetti e sogni. Bessoni le interpreta, le traduce in tratto grafico e in oggetti, in una alternanza di colori e bianco e nero tra reale e immaginario. 

Al centro del percorso, la scrivania originale che Maria Adriana Prolo utilizzava a Palazzo Chiablese, prima sede del Museo Nazionale del Cinema. “Era secondo me una persona molto decisa, caparbia ma anche fragile che si è dovuta fare forza in un periodo in cui per una donna non era facile tenere testa a tante persone. Ha dovuto rinvigorire il suo carattere per riscoprire la propria immagine pubblica quando cercava di costruire il suo progetto e la sua creatura. Si è sempre battuta per non definirlo solo un sogno” spiega il regista parlando della fondatrice del Museo del Cinema. 

Credo che la sua sia davvero una fiaba del Novecento - aggiunge - Se la leggiamo come la storia di una fanciulla che cerca di difendere le proprie idee, va in giro per raccogliere le testimonianze di qualcosa che non c’è più e combatte anche con orchi, streghe come l’uomo del sacco, un mercante di macchine da presa che cercava di accaparrarsele prima lui per farle a pezzi e rivederle”.

Con il suo stile un po’ gotico e surreale, è indubbio il legame proprio con Tim Burton, che sarà ospite al Museo del Cinema il prossimo autunno. “Un filmaker che ammiro. Molte cose arrivano per comunanza di idee, per suggestioni che arrivano dalla formazione, ma chiunque lavora nel mondo del magico e macabro in generale non può non fare riferimento a Tim Burton”. 

Sull’intelligenza artificiale che sta invadendo diversi ambiti tra cui sicuramente quello grafico e cinematografico aggiunge: “Credo che le nuove tecnologie siano al servizio del lavoro. È importante se resta al passo con la sperimentazione espressiva. Fondamentale che non si sostituisca. L’intelligenza artificiale è uno strumento bellissimo e agghiacciante al tempo stesso. In mano a qualcuno che sa gestirla può essere un aiuto, ma chi non la sa usare diventa infernale”.

Per info: www.museocinema.it

Chiara Gallo

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