I corvi volano liberi, portando nel becco dei rami che probabilmente diventeranno parte di un nido nuovo. Mentre una lepre scorazza nel giardino che affaccia verso il Po e alcuni scoiattoli si rincorrono tra gli alberi.
Potrebbe sembrare un'area di tutela naturale. Oppure - a vedere certe attrezzature abbandonate e penzolanti - un parco avventura. E invece no: è il Palazzo del Lavoro, opera capolavoro di Pier Luigi Nervi, progettato per Italia '61 e che, i suoi 62 anni, li porta malissimo.
Qualcosa si sta facendo (per mano di Cassa Depositi e prestiti, che ne è proprietaria al 100%), ma si tratta soprattutto di interventi per garantire standard minimi di sicurezza, soprattutto dopo i danni legati all'ultimo incendio che ha interessato l'edificio.
In 4 anni non è cambiato molto
La situazione complessiva, tuttavia, non è una novità. Già nel 2019 la situazione era pressoché identica. Ma con 4 anni in meno di abbandono. Nel frattempo, come ormai tradizione consolidata, si sono susseguite idee, progetti, lamentele, dubbi, segnalazioni. Ma poco - nei fatti - si è mosso. E quello che una volta era un fiore all'occhiello della città, oggi è diventato un pessimo biglietto da visita per chi entra da Sud, uscendo dalle autostrade.
L'ipotesi di farne un'area con vocazione commerciale è una delle ipotesi più recenti, con tanto di ok da parte dell'amministrazione comunale. Per la rinfunzionalizzazione del Palazzo, a inizio marzo è stato promosso un confronto dall'assessore all’urbanistica Paolo Mazzoleni con vari attori. Durante questo incontro sono state discusse le varie ipotesi sul tavolo, cioè la proposta di usarlo come museo dei musei, cioè come spazio di accoglienza/esposizione delle opere d'arte custodite nei depositi dei musei cittadini, oppure di convertirlo in un polo dell'innovazione e tecnologia. Tanti gli attori coinvolti, in quello che è uno degli obiettivi della giunta Lo Russo: gli attori coinvolti sono molteplici, da Compagnia di San Paolo al Politecnico. Nei prossimi mesi, fanno sapere dal Comune, "proseguiranno gli incontri per trovare quale sarà il futuro di questo gioiello torinese, per il quale si intende trovare una soluzione prima della fine del mandato".
Ma di concreto, al momento, non c'è nulla. E basta fare un giro lungo il perimetro esterno della struttura per rendersi conto della condizione in cui si trova.
Tra incendi e vegetazione fuori controllo
I vetri superstiti sono molto pochi: quelli rotti o inesistenti consentono di vedere all'interno quel che resta della grande struttura pensata da Nervi. Le grandi strutture di sostegno che caratterizzano il tetto sono ancora lì, malinconica testimonianza di quello che è stato e che non riesce più a essere. Persino i cartelli di divieto di accesso e di lavori in corso sono degradati, mentre alcune scritte sui muri testimonianzo che l'accesso di alcune persone è piuttosto consolidato e non estemporaneo.
Gli animali sono la testimonianza della natura che si è riappropriata di questo luogo. Così come si può notare anche dalla presenza di piante e alberi ormai fuori controllo. Facile osservare anche i segni degli incendi che hanno interessato di recente la struttura. Alcuni cartelli che indicano sale e servizi sembrano quasi beffardi, mentre le panchine sono ormai distrutte e lunghi tubi arruginiti fanno da silenziosi guardiani della struttura.
Gli interventi di messa in sicurezza sono seguiti da Cassa Depositi e Prestiti, proprietaria al 100% edificio: recentemente è stato tolto un ponteggio. Sono operazioni che riguardano la copertura, il tetto e la facciata. I lavori su quest'ultima sono stati eseguiti in collaborazione con le Belle Arti, data la particolarità assolutamente da preservare. Gli interventi termineranno nel 2024.