Attualità - 23 marzo 2023, 14:10

A Torino i tentativi di suicidio tra i giovani aumentati del 300%: è allarme già dalle medie

Presentato il progetto SPES: tra le ragazze crescono i comportamenti anti conservativi

foto di archivio

A Torino i tentativi di suicidio tra i giovani aumentati del 300%: allarme già dalle medie

A Torino, così come nel resto di Italia, è allarme per l'aumento dei casi di disagio psichico tra i giovani. Ad fornire i dati Chiara Davico, neuropsichiatra e referente scientifica del progetto SPES, presentato questa in commissione.  Quest'ultimo nasce dalla collaborazione tra 5 dipartimenti di UniTo (Scienze della Sanità Pubbliche e Pediatriche, Studi Umanistici, Psicologia, Filosofia e Scienze dell’Educazione, Neuroscienze) per dare una risposta alla crescente difficoltà degli adolescenti in un momento di fragilità sociale che è stato acuito anche dalla pandemia.

+300% di tentativi di suicidio 

"Il suicidio - ha spiegato Davico - è la seconda causa di morte tra i ragazzi dai 15 e ai 24 anni: fortunatamente si verificano pochi casi all'anno. Ci sono però moltissimi tentativi di suicidio e  giovani che pensano di morire". A Torino, tra il 2018 ed il 2021, sono raddoppiati gli accessi in emergenza psichiatrica al Regina Margherita. Nel periodo poi, tra i giovanissimi si è registrato un aumento del 300% di tentativi di togliersi la vita. 

Problema già alle medie

I ragazzi e le ragazze che cercano di morire rappresentano circa il 40% dei motivi di ricovero nei reparti di degenza di Neuropsichiatria infantile. Ed il problema è già rilevante a partire dalle scuole medie, tra giovani che hanno appena undici anni o pochi più, tra i quali si formano anche cluster (gruppi) con pensieri altamente negativi. A preoccupare maggiormente è il genere femminile, dove si assiste ad una crescita dei comportamenti anti conservativi. 

Il commento 

"Individuare precocemente a scuola i soggetti a rischio è fondamentale – ha aggiunto Davico – e gli insegnanti possono essere efficaci “sentinelle” e “mediatori” per avere accesso alle cure". Occorre quindi fornire loro strumenti “tecnici”, ma anche “emotivi”, ovvero “soft skills”, per facilitare l’ascolto degli altri".

Orazio Pirro, direttore della Neuropsichiatria infantile Sud dell’Asl Città di Torino, nel dibattito ha spiegato che sono 12 mila i pazienti in carico (9,4% della popolazione di riferimento).

Cinzia Gatti

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