Attualità - 21 marzo 2023, 12:52

Da piazza Bengasi a via Tripoli, Comune ipotizza di cambiare nome alle strade che inneggiano al colonialismo

Rosatelli: "Aprire una riflessione sulla rivisitazione degli spazi pubblici che richiamano un passato razzista"

piazza bengasi e immagini conferenza

Da piazza Bengasi a via Tripoli, Comune pronto a cambiare nome alle strade che inneggiano al colonialismo

Torino vuole dire addio al suo passato coloniale e per farlo il Comune ipotizza di cambiare il nome delle piazze e strade che si riferiscono a quel periodo. È questa una delle azioni contenute nel piano d'azione locale per la prevenzione e il contrasto al razzismo, approvato dalla giunta Lo Russo e presentato questa mattina in occasione della Giornata internazionale contro le discriminazioni razziali. Da piazzale Adua in Borgo Po, a via Tripoli e piazza Bengasi al Lingotto, fino a piazza Massaua al confine tra Parella e Pozzo Strada, gli esempi di nomi di vie ed aree legati al colonialismo sono molteplici. 

"Rivisitazione spazi pubblici che richiamano al razzismo" 

"Dobbiamo fare i conti - ha spiegato l'assessore alle Politiche Sociali Jacopo Rosatelli - con il passato coloniale della città e come lo spazio pubblico esalti quel periodo". Da qui l'idea del Comune - come accaduto in questi anni con l'introduzione di spazi dedicate a grandi donne come la partigiana Tina Anselmi, a cui è stato intitolato un giardino nell'aprile 2022- decida di rivedere la toponomastica del capoluogo piemontese.

"Bisogna aprire - ha spiegato Rosatelli - una riflessione, come hanno fatto altre città europee, sulla rivisitazione degli spazi pubblici  che richiamano un passato razzista. Insieme all'università dobbiamo aprire un confronto. Non è una priorità, ma una riflessione che va messa sul tavolo". Una proposta che trova contrario il vicecapogruppo di Forza Italia Domenico Garcea, che commenta: "la memoria è nelle culture del passato, che non possono essere cancellate con un colpo di spugna". 

Le altre azioni

E nell'ambito del Piano d'azione locale Palazzo Civico punta a mettere in campo altre iniziative, che coinvolgano in primis gli uffici comunali. "Vogliamo ampliare - ha aggiunto Rosatelli - le attività formative e di sensibilizzazione, in modo che non capiti mai che un dipendente dia ad esempio del tu ad una persona di colore e del lei ad un "bianco"".

"Abbiamo bisogno di sapere - ha poi aggiunto - quanti crimini d'odio ci sono. L'obiettivo del progetto è sollecitare le città a concepire politiche attive di contrasto alle discriminazioni basate sulla razza e sul colore della pelle che siano strutturali e incardinate nell'attività del Comune". Il 26 maggio al Polo del '900 saranno presentati ai rappresentanti del Governo italiano i Piani d'azione locali adottati e illustrate le proposte per quello nazionale.

I numeri

Il piano contro il razzismo affiancherà altri servizi, compreso un ufficio per la promozione di una cultura antirazzista e l'accompagnamento ai 'Punti informativi anti discriminazione'. E dal punto di vista dei numeri, Torino e il Piemonte sono in linea con la media nazionale. Nel 2021 le segnalazioni registrate dal Nodo metropolitano contro le discriminazioni sono state 164 (il 60% del dato regionale), con un aumento costante negli anni, 59 nel 2019 e 103 nel 2020.

A livello regionale nel 35,7% dei casi si tratta di discriminazioni etniche o dovute al colore della pelle o nazionalità, dato che sale al 47% sul territorio metropolitano di Torino. A queste si aggiungono quelle legate alla disabilità (31,3%) e all'orientamento sessuale (12,4%).

Cinzia Gatti

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