Lettere, manoscritti e documenti. E' questo il grande tesoro conservato dalla famiglia e appartenuto allo scrittore e antifascista, Leone Ginzburg. Il patrimonio torna a Torino per entrare negli Archivi della Fondazione Polo del ‘900.
Tra le carte donate al Polo del '900 da Carlo Ginzuburg, figlio dello scrittore, il nucleo più consistente è costituito dalle lettere di Natalia a Leone (1934-1936) e degli anni 1936-1939 dopo la prigione e durante la promulgazione delle leggi razziali che lo privano della cittadinanza italiana. A queste si aggiungono le lettere di Leone a Natalia dal carcere nel 1935 e dal confino di Pizzoli (giugno-ottobre 1940). Esistono poi un gruppo cospicuo di lettere di Leone a Bobbio; un gruppo di cartoline di Benedetto Croce a Leone (1931-1932); lettere di Leone a Anita Rho (1932-33), alla madre, al fratello Nicola, a Carlo Muscetta; lettere di Manlio Rossi-Doria e Carlo Muscetta dal carcere di Regina Coeli (1944); una lettera di Pavese a Natalia Ginzburg del 18 giugno, 1948. Tra i manoscritti, un quaderno di appunti del 1921; una novella del 1925; la traduzione di Taras Bul'ba di Nikolaj Gogol'. Anche appunti per l’edizione dei Canti di Leopardi e vari saggi (“Sulla toscanità dell’Ariosto”, “La tradizione del Risorgimento” ecc.) poi inclusi nell’edizione degli Scritti.
Ginzburg, nato ad Odessa in una famiglia cosmopolita, si ferma a Torino nel 1924. Fondamentali sono gli amici dell’università tra cui Cesare Pavese, Massimo Mila, Vittorio Foa con i quali aderisce al movimento antifascista “Giustizia e Libertà”. C’è anche Giulio Einaudi tra i suoi amici con cui avvia la storica casa editrice torinese della quale di fatto è il primo direttore editoriale. Torino è anche la città da cui più volte Leone è costretto ad allontanarsi. Arrestato la prima volta nel 1934, esce nel 1936 come vigilato speciale e in seguito è inviato al confino a Pizzoli. Liberato nel 1943 alla caduta del fascismo, a Roma è uno degli animatori della Resistenza. Nuovamente catturato e incarcerato a Regina Coeli, è torturato dai tedeschi fino alla morte a soli 35 anni.
L’archivio Leone Ginzburg trova casa al Polo del ‘900 in Palazzo San Celso nella sede dell’Istoreto. Una casa di prim'ordine in cui hanno trovato posto documenti di protagonisti del Novecento come Primo Levi, Piero Gobetti, Gaetano Salvemini, Franco Antonicelli e Giorgio Agosti.