E' sotto gli occhi di tutti, l'effetto drammatico che la pandemia sta avendo sul territorio torinese e su quello piemontese. E i sindacati hanno deciso di serrare le fila e parlare a una voce sola: sono le tre sigle principali, Cgil, Cisl e Uil, che con i propri segretari generali hanno voluto mettere con chiarezza i puntini sulle "i", alla luce di queste settimane in cui ai numeri si sommano idee, suggestioni, ma soprattutto polemiche e annunci spesso seguiti da pochi fatti concreti.
"Chi comanda è in stato confusionale, ma il problema è decennale"
"A livello sanitario eravamo in difficoltà già prima della pandemia, privi di una rete territoriale efficiente, ma anche una carenza nella fruizione del servizio a causa delle lunghe liste d'attesa - dice il segretario generale Cisl Piemonte, Alessio Ferraris -. Dai fondi europei dovrebbero arrivare circa 16 miliardi, ma devono essere non denari spesi, ma investiti. Dobbiamo recuperare il terreno perduto in tutti questi anni, tanto che il Piemonte si ritrova fanalino di coda nel Nord del Paese. Sul tema della sanità occorre un piano straordinario di emergenza che provi a pianificare l'attività ospedaliera e territoriale. Se abbiamo delle difficoltà, e penso che le difficoltà siano sotto gli occhi di tutti, è il momento di ammetterlo e di darsi tutti una mano per salvare una situazione che in Piemonte rischia davvero di diventare drammatica".
"Abbiamo incontrato a livello unitario tutti i nostri referenti di territorio e abbiamo deciso di muoverci su alcune linee prioritarie - aggiunge Ferraris -: a cominciare dal porre in atto meccanismi difensivi. A marzo finiranno infatti le casse Covid e ammortizzatori sociali straordinari insieme al divieto dei licenziamenti. Si parla di molte decine di migliaia di persone che rischiano di perdere il posto e bisognerà muoversi velocemente sul fronte delle politiche attive".
Lo scenario è sotto gli occhi di tutti: carenze di personale, difficoltà nel reperire nuovo personale mentre i casi di positività dilagano anche tra i sanitari. E una paura montante tra le persone che hanno fatto tramontare anche quella retorica degli eroi che durante la prima ondata aveva scandito il racconto dell'attività di chi stava in prima linea.
"Nessuno pensava di poter risolvere i problemi della pandemia con la bacchetta magica - incalza Pier Massimo Pozzi, segretario generale Cgil Piemonte -, ma la Regione sbaglia perché non ammette i propri errori e cerca di giustificarsi arrampicandosi sugli specchi. Non dice chiaramente che c'è stata una sottovalutazione in vista della seconda ondata e quindi da luglio a ottobre non si sono messe in campo le cose che la stessa Regione aveva scritto nei suoi documenti tramite le task force che aveva costituito. E quindi ci troviamo tra le regioni messe peggio in Italia. Anche se abbiamo una Sanità di eccellenza, ma ora completamente bloccata e concentrata sul Covid".
"Il problema non è trovare un capro espiatorio - prosegue -, ma se si ammettono gli errori si è anche più credibili nella ricerca di nuove soluzioni per affrontare la situazione. Siamo però convinti che la pandemia finirà e dobbiamo esser pronti a sfruttare le occasioni che si presenteranno, senza dimenticare quella manifattura e quell'automotive che restano centrali per la nostra economia".
"La catena di comando della Regione ci sembra in stato confusionale - rincara la dose Gianni Cortese, segretario generale Uil Piemonte -, ma la tempesta perfetta è frutto almeno degli ultimi dieci anni di politica. Non c'è nessuno che si salva e i nostri allarmi sui posti letto, i piani di rientro, i risparmi senza investimenti risuonavano già da tempo". "La carenza principale, più ancora dei posti letto, è di personale operativo: medici, infermieri e operatori sanitari. Sembra il tentativo, come fu per Mussolini, di far vedere sempre i soliti carri armati facendo finta che fossero molti di più. Non abbiamo aperto le case della salute, non abbiamo creato i medici di comunità e non abbiamo rinforzato la rete tra territorio e ospedali. Bisogna fare assunzioni, a partire dai pochi profili professionali già formati".
Tamponi sul lavoro e petizioni
Per quanto riguarda invece i possibili contagi sul posto di lavoro, gli stessi sindacati spiegano che ci si sta muovendo anche in quel senso: "Nei prossimi giorni, insieme alle associazioni datoriali, ci stiamo confrontando per poter fare dei tamponi rapidi per intervenire nei luoghi in cui si possono creare timori o difficoltà", dice Cortese.
Intanto, proprio dai sindacati della Sanità, è stata lanciata una petizione online. "Ci salviamo solo Insieme - spiegano gli organizzatori -. Per questo chiediamo a tutti un segno di solidarietà verso il personale del Servizio Sanitario Regionale che sta affrontando senza tregua e in prima linea questa emergenza pandemica, per rilanciare e potenziare le politiche per la nostra salute".
E' possibile firmare la petizione cliccando sul link
chng.it/nFkLMDLLN9