Attualità - 20 settembre 2020, 06:20

"Torino è quadrata", ma la colpa di chi è? Eh no, i romani non c'entrano...

La storia di come la pianta della Città si è sviluppata lungo contrada di Dora Grossa, oggi via Garibaldi, e di come a influenzarla sia stato proprio il suo stile militare e "sabaudo"

"Torino è quadrata", ma la colpa di chi è? Eh no, i romani non c'entrano...

"Torino è facile da girare perché è quadrata!". Beh sì, Torino è facile da girare ma non l’hanno fatta così i romani, anzi. È vero che i romani erano tipi precisi e perfettini, con strumenti per l'epoca all'avanguardia e quindi non potevano che costruire città organizzate ed equilibrate nella forma e nella logistica. Non dimentichiamo però che lo splendore romano a Torino cominciò a decadere nel 312 con la battaglia di Massenzio e Costantino per poi terminare con una crisi in piena epoca medievale quando Carlo Magno, sconfitti i Longobardi, entrò in città.

Dell'epoca medievale, a parte edifici religiosi in pietra, rimangono poche tracce; per le costruzioni, infatti, si usavano materiali poveri, facilmente deperibili (legno, argilla, paglia, canne, ecc). Le case di pietra o in muratura costruite su vari piani, che davano una fisionomia regolare alla città romana, poco a poco scomparvero, troppo grandi per l'esiguo numero degli abitanti che all'inizio del 1400 scesero sotto le 5.000 unità. Epidemie, carestie e le continue distruzioni dei vari invasori favorirono l'esodo verso la campagna, impedendo la costruzione di edifici solidi, spaziosi, imponenti, dotati di condutture d'acqua. Tutto questo generò un vero e proprio collasso urbano: la vegetazione invase piazze, vie, edifici, i templi pagani e alcune delle chiese, mentre l'antico tracciato romano cominciò a perdere il suo assetto regolare.

Col ritorno di Emanuele Filiberto (1563) vincitore dalla battaglia di San Quintino, la città assunse una nuova dimensione. Anzitutto il duca risolse il problema della sicurezza e del mantenimento dello Stato iniziando la costruzione della Cittadella (1564) e organizzando un esercito permanente. Quindi si preoccupò di dare al suo territorio una capitale che gli dia prestigio.

Questo impegno sarà portato avanti dal figlio Carlo Emanuele I con l'aiuto determinante dell'architetto Ascanio Vitozzi. La città era in condizioni disastrose: "L'aria malsana et le case suffocate per la quantità degli habitatori, strettezza delle strade ed altezza d'edifficij", scrisse lo stesso Emanuele Filiberto, con le strade "talmente sfondate e guaste che non si può passar per esse né a piedi né co' cavalli".

Così si procedette alla modifica dell’assetto delle vie, con le rettifiche al tracciato sinuoso di quelle più importanti; scomparvero anche i portici medievali ad arco acuto che si aprivano in via Garibaldi e nella piazza del Palazzo di Città. Le esigenze e la mentalità militare favorirono il mantenimento della struttura quadrata con strade dritte e larghe, comode per i trasferimenti delle truppe.

Il processo di restyling della città continuò per più di un secolo e il "dirizzamento" di contrada di Dora Grossa (attuale via Garibaldi), stabilito con Regio Editto del 27 giugno 1736, si inserì tra gli interventi di riqualificazione delle aree urbane più antiche, ancora caratterizzate da un assetto edilizio di matrice medievale, avviati nel 1729 da Vittorio Amedeo II (1666-1732). Nella composizione della struttura urbana di Torino via Dora Grossa rivestì un ruolo primario fin dall'antichità, in quanto decumanus maximus (asse rettore) della città di fondazione romana, di cui rimase sempre strada principale, e in prossimità di cui si stabilirono, in periodo medievale, le sedi del potere civile e religioso – il castello degli Acaja, il Palazzo del Comune e il complesso vescovile con il Duomo – e si sviluppano i principali luoghi di commercio.

Quindi Torino era quadrata all'epoca dei romani…poi un gran disastro disordinato e poi è tornata sabaudamente quadrata.

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