La convinzione diffusa tra chi si trova davanti alla scelta del finanziamento che fa più al caso proprio è che i mutui a tasso fisso convengano di più dei mutui a tasso variabile. È davvero così? Come spesso accade quando si tratta di soluzioni creditizie, rispondere è meno semplice del previsto e, soprattutto, non c’è una risposta unica e universalmente valida, ma andrebbero considerate una serie (ampia) di variabili. Molto più pragmaticamente, cioè, i mutui a tasso fisso convengono di più dei mutui a tasso variabile in alcuni casi ma non in altri e quello che faremo qui è provare a capire quando.
Come capire quando i mutui a tasso fisso convengono più dei mutui a tasso variabile
Non prima, però, di aver definito meglio di cosa si parla quando si parla di tassi fissi e tassi variabili. Semplificando molto, i tassi d’interesse sono quel sovrappiù richiesto al prestatario sul pagamento mensile delle rate del mutuo: se sono fissi hanno lo stesso valore ogni mese, per l’intera durata del piano di ammortamento; se sono variabili, invece, possono risultare diversi di mese in mese o nei diversi anni fiscali. Una delle cose fondamentali da sapere quando si tratta di scegliere tra mutui a tassi fissi e mutui a tassi variabili è, infatti, che gli interessi dipendono essenzialmente dall’andamento del mercato: sono più alti in genere in situazioni di stabilità economica e vengono abbassati invece durante le crisi e quando serve incentivare la ripresa economica e a occuparsene sono soggetti come la Banca Centrale Europea, ragione per cui non può – e non dovrebbe – esserci differenza tra tassi applicati da banche e istituti di credito diversi.
Una delle prime variabili da considerare per capire se davvero i mutui a tasso fisso convengono di più dei mutui a tasso variabile, così, è avere presente la situazione economica del momento: se, come succede da qualche anno ormai, i Paesi si trovano ad affrontare un momento di difficoltà economica, non è difficile che tassi fissi e tassi variabili siano in realtà piuttosto simili tra di loro. La seconda considerazione fondamentale ha a che vedere con che tipo di mutuo si intende accendere e per la durata di quanti anni: per i mutui brevi, da estinguere in dieci o quindici anni, ci si potrebbe tranquillamente fidare di tassi variabili, dal momento che è poco probabile che la variazione degli interessi sia davvero così significativa nel breve periodo; il tasso fisso, insomma, sembra più uno strumento di garanzia nel caso di mutui trentennali, per esempio, quando dà al prestatario la sicurezza di pagare interessi sempre uguali a quelli previsti al momento in cui è stato ottenuto il finanziamento, anche se gli stessi sono nel frattempo aumentati. La solidità della propria condizione finanziaria fa il resto: se elevata permette di rischiare anche optando per tassi variabili – che possono variare, appunto, al ribasso rispetto al momento di accensione del mutuo e far risparmiare sulle spese, come l’esatto contrario – e se più instabile, invece, rende quasi obbligata la scelta di tassi fissi. Confrontare il valore delle rate per la formula tassi fissi e per quella i tassi variabili, quando si fa la simulazione del mutuo in filiale od online, così come tenere conto che ci sono anche formule intermedie tra i mutui a tassi fissi e i mutui a tasso variabile può aiutare a non sbagliare.