Attualità - 22 novembre 2018, 07:17

Un'assemblea per dire no alla Torino-Lione e al suo modello di sviluppo

Al Campus Luigi Einaudi incontro pubblico organizzato dai collettivi universitari per ribadire il no incondizionato alla Tav e proporre una visione alternativa del futuro

Un'assemblea per dire no alla Torino-Lione e al suo modello di sviluppo

No incondizionato alla Torino-Lione e supporto alla lotta e alle ragioni dei cittadini della Valsusa, ma anche un più generale contrasto ad un modello di sviluppo non più sostenibile, la netta distanza con le varie componenti della piazza Si TAV del 10 novembre e la promozione di una visione alternativa di futuro che riparta dal protagonismo giovanile e dai territori.

Si è parlato di questo e molto altro ancora, nel pomeriggio di ieri, all'assemblea pubblica organizzata dai collettivi universitari (Comitato Giovani No TAV, Collettivo Universitario Autonomo, SI Studenti Indipendenti, Progetto Palestina, Noi Restiamo Torino e Aula C1 Autogestita – Campus Invaders) al Campus Luigi Einaudi di Torino. Circa un centinaio i partecipanti, rimasti seduti e silenziosi al centro della main hall ad ascoltare gli interventi dei relatori e a portare la propria testimonianza e la propria solidarietà.

Il primo a parlare è stato Fabrizio del Comitato Giovani No TAV: “La piazza Sì TAV del 10 novembre - ha dichiarato – rappresenta un'idea di sviluppo insostenibile, che non condividiamo e che non ha più senso, basata su grandi opere imposte dall'alto e sulla velocità. Per questo, come classe lavorativa emergente, intendiamo decidere in prima persona sul nostro futuro, facendoci carico di un cambio di rotta ambientale e una gestione delle risorse pubbliche centrata su piccole opere territoriali che abbiano, davvero, una ricaduta visibile per i cittadini”.

Valeria del Collettivo Universitario Autonomo, tornando sulle ragioni profonde del no al TAV, ha poi sottolineato le profonde divergenze tra le due fazioni: “In tutti questi anni – ha argomentato – non hanno mai presentato ragioni tecniche valide per sostenere il Tav, mentre quelle politiche sono aberranti perché non ha senso dire sì incondizionatamente a tutto. La maggior parte di loro, inoltre, è rappresentante di partiti politici o associazioni di categoria con notevoli interessi economici in ballo, principali responsabili dell'assenza di un'idea di sviluppo per la Torino post-industriale: dopo averci illuso proponendola come capitale del turismo e della cultura, ora ci stanno riprovando con le infrastrutture per merci che non ci sono, strumentalizzando il problema dell'inquinamento”.

La  stessa Valeria ha poi ricordato l'importanza della mobilitazione, ormai trentennale, nella ricostruzione del tessuto sociale valsusino: “Chi è favorevole al treno - ha aggiunto – evidentemente non ha mai messo piede in valle, un territorio rinato grazie al movimento No TAV, laboratorio politico e sociale in grado di far rinascere relazioni tra cittadine, cittadini, associazioni, giovani e anziani”.

Marco Berton

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