Il signor Minutiello era un autista raccoglitore, ma soprattutto un dipendente, dal 2006, del consorzio ASA, trasferito nell’ottobre 2013 con tutti gli altri lavoratori alla Teknoservice per l’acquisizione del ramo d'azienda. La Teknoservice è una società che si occupa di raccolta e smaltimento rifiuti, con più di 1000 dipendenti sul territorio nazionale e oltre 150 dipendenti a Castellamonte, dove lavorava proprio il signor Minutiello.
Qualche mese più tardi il dipendente inizia ad avere i primi malesseri che lo costringono ad assentarsi dal lavoro. I medici gli diagnosticano il Parkinson.
Nei due anni successivi il signor Minutiello lavora, anche se talvolta deve assentarsi per le cure e gli esami. Sono anni duri, ma il signor Minutiello si presta a svolgere, “qualsiasi tipo di attività”, come ricorda il suo avvocato, che aggiunge: “Non è mai restato inattivo, né per sua volontà né per imposizione aziendale”.
A febbraio del 2017 il signor Minutiello viene sottoposto alle visite del medico aziendale che attesta l’inidoneità alle mansioni di autista raccoglitore; il fatto è già noto a tutti e il signor Minutiello si aspetta una nuova collocazione all’interno dell’azienda.
La società, invece, avvia la procedura di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, asserendo di non poterlo ricollocare in nessun posto. Il licenziamento viene impugnato e iniziano le udienze, vengono chiamati diversi testimoni per consentire al giudice di verificare la legittimità del provvedimento espulsivo. L’avvocata del signor Minutiello, Silvia Ingegneri, vuole provare la “sussistenza di altre postazioni lavorative alle quali avrebbe potuto essere assegnato” il suo assistito.
“Ivrea, il giudice reintegra il netturbino licenziato dalla Teknoservice perché affetto da Parkinson” titolano i giornali eporediesi. “Licenziare un dipendente perché ha il Parkinson è illegittimo” titolano “La Repubblica” e altre testate nazionali.
Il Giudice con l’ordinanza del 6 luglio di quest’anno afferma che il signor Minutiello, in quanto portatore di disabilità, ha diritto alla maggior tutela riconosciuta dalle norme antidiscriminatorie.
Il tribunale del Lavoro di Ivrea condanna quindi la Teknoservice al reintegro di Franco Minutiello. Specificando che “l'azienda deve anche modificare l'organizzazione produttiva pur di assicurare il diritto dei dipendenti portatori di handicap a continuare a lavorare”.
Tutto e bene ciò che finisce bene? Non esattamente. Anzi proprio per niente.
Oggi Minutiello è ancora a casa. Malato, senza stipendio da più di un anno, e senza aver visto il reintegro. Nessuna chiamata, nessuna spiegazione.
L’avvocato che l’ha seguito dichiara che il provvedimento reso nell'ambito del procedimento Fornero è suscettibile di opposizione nel termine di 30 giorni dal deposito. Tuttavia, come tutti i provvedimenti decisori in materia di lavoro, è immediatamente esecutivo. L’azienda però non lo reintegra, non gli paga le retribuzioni che gli spetterebbero dalla data dell’ordinanza e non gli paga neppure il risarcimento stabilito dal giudice per l’illegittimità del licenziamento.
Ricapitolando: il signor Minutiello non ha più percepito alcuno stipendio dal febbraio 2017 e nel frattempo non ha percepito neppure l'indennità NASPI (perchè l’INPS, visto il motivo del licenziamento, lo ha ritenuto privo di capacità lavorativa).
Il signor Minutiello è arrabbiato e non si dà pace, chiede di essere reintegrato così come ha ordinato il giudice, non solo per esercitare un diritto costituzionalmente garantito, quello di lavorare, ma per la sua ordinaria sopravvivenza.
“Se entro la prossima settimana il signor Minutiello non verrà reintegrato – dichiara Marco Grimaldi, capogruppo Leu al Consiglio Regionale del Piemonte - mi presenterò con quanta più gente possibile alla porta di quell’azienda. Vogliamo giustizia e vogliamo vedere il signor Minutiello entrare in quel posto di lavoro, che fino a prova contraria gli spetta. Vogliamo che gli vengano pagati gli stipendi e che l’azienda la smetta di giocare sulla pelle di un lavoratore che ha avuto l’unica colpa di ammalarsi”. “Il signor Minutiello - conclude Grimaldi - vuole solo tornare a lavorare, vuole vivere. Non brama vendetta, chiede solo giustizia. Noi siamo e saremo al suo fianco”.